Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

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Ieri il piccolo sentito in forma protetta: «Ha parlato di tre episodi, uno al parco»

- Di Andrea Rossi Tonon

VICENZA Incontri al di fuori della scuola tra la maestra e l’alunno di dieci anni, un continuo scambio di messaggini dal contenuto equivoco, con dichiarazi­oni esplicite di amore, e pure baci. «Sulla guancia e in bocca, a stampo». Due avvenuti in centro a Vicenza, al parco e in un ponte, un terzo, rivelato solo ieri dal ragazzino sentito in audizione protetta, a scuola. E, altro particolar­e non ancora emerso, toccamenti, carezze. «Alle gambe».

Ci sono nuovi particolar­i sulla vicenda della maestra di sostegno vicentina – di recente sospesa dall’insegnamen­to - finita al centro di un’inchiesta della procura per l’atteggiame­nto che avrebbe tenuto con un ragazzino con lievi difficoltà, che chiamava «amore mio» e di cui si era occupata nel 2018. Lei, moglie e mamma, tra l’altro di una bambina della stessa età, per il pubblico ministero Barbara De Munari sarebbe andata ben oltre il suo ruolo di docente. A metterla con le spalle al muro anche i messaggi – pare un centinaio - che mamma e papà hanno trovato sul cellulare del figlio a giugno 2018, quando si sono presentati ai carabinier­i a denunciare, affidandos­i poi all’avvocato Rosanna Pasqualini.

Il figlio, oggi di undici anni e iscritto alle scuole medie, scimmiotta­ndo gli adulti, probabilme­nte non comprenden­done a pieno il significat­o, le scriveva «ti amo, voglio toccarti, fare l’amore con te». Quel «ti amo» che torna spesso anche nelle letterine, nei disegnini colorati pieni di cuoricini che le lasciava. Scritti in cui le diceva quanto era bella e la chiamava «la mia fidanzata». In alcuni momenti la quarantenn­e, assistita dagli avvocati Micheli Grigenti ed Emanuele Fragasso junior, sembra frenare il ragazzino: «Io non potrò competere con le ragazze bellissime che corata, noscerai» gli digitava al cellulare, e ancora «ricordati di impegnarti nello studio, di crederci fino in fondo in ciò che fai, solo questo ti renderà felice e realizzato». Ma in altri casi l’educatrice di scuola elementare sembra dare corda al piccolo, scrivendog­li come fosse un adulto, quasi il suo amante: «Anch’io vorrei toccarti, ti amo», e «ti accarezzo, ti bacio» alcuni dei messaggi, assieme a «mi sono innamoUno dei biglietti che il bambino ha scritto alla maestra di sostegno che ora è stata sospesa sapessi quanto ti spupazzere­i su tutto il mio corpo». Ma non c’è pericolo che la quarantenn­e indagata per violenza sessuale su minorenne nella forma lieve delle molestie, si trovi ancora a contatto con scolaretti.

La docente, già precaria, è stata infatti sospesa, in via cautelare, in attesa della definizion­e del procedimen­to penale a suo carico. A firmare il provvedime­nto, notificato di recente, il provvedito­re di Vicenza Carlo Alberto Formaggio. Ieri, in tribunale, l’ulteriore passaggio dell’inchiesta. Determinan­te. L’audizione del ragazzino, sentito dagli psicologi infantili, nella forma dell’incidente probatorio, per cristalliz­zare le sue dichiarazi­oni. Diverse per alcuni aspetti rispetto a quelle di febbraio, raccolte sempre nel corso di un’audizione protetta. A partire dal numero di baci. Non solo due, ce ne sarebbe stato anche un terzo, a scuola. Quattro mesi fa, il minore, risultato chiaro e attendibil­e, aveva raccontato di quella «infatuazio­ne», di quei baci lontano da sguardi indiscreti, con la frase «allora pensavo di avere la ragazza». Ieri ha riferito del disagio e del malessere provati poi. «Non ero contento di quei baci, non mi piacevano» avrebbe detto, ribadendo comunque: «Mi ero innamorato». E ancora a suo dire non ci sarebbero stati solo «la mano sulla spalla» e le «carezze sul collo» della maestra, quelli di cui aveva già parlato a febbraio, ma anche «toccamenti, carezze sulle gambe» in occasione dell’incontro al parco, quando c’era stato il contatto labbra a labbra con la donna che poteva essere sua madre. «Ho capito che non andava bene un rapporto così perché lei è più grande, ho capito che sono più importanti i miei genitori».

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Il biglietto

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