Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Quote latte anche l’Europa cancella le multe
L’applicazione italiana delle «quote latte» era sbagliata e, di conseguenza, le multe irrogate ai produttori ora dovranno essere cancellate. Lo dice una sentenza della Corte di Giustizia europea.
VICENZA È proprio vero che, a volte, chi la dura la vince. A distanza di 18 anni dai fatti, e dopo una lunghissima controversia giudiziaria che è arrivata fino alla Corte europea di giustizia, veniamo a scoprire da una sentenza che l’applicazione italiana delle cosiddette «quote latte» era sbagliata. E che, di conseguenza, le multe irrogate ai produttori, in conseguenza di quella applicazione sbagliata, ora dovranno essere cancellate.
La vittoria è stata portata a casa da un’azienda agricola vicentina, la Barausse Antonio e Gabriele, assistita dall’avvocato veronese Maddalena Aldegheri. I Barausse vennero multati per lo sforamento delle quote di produzione del latte nei lontani anni 2000-2001. Ma, dice inequivocabilmente la sentenza della Corte europea, il regolamento Cee che governa tutta la materia «deve essere interpretato nel senso che, qualora uno Stato membro decida di procedere alla riassegnazione dei quantitativi di riferimento inutilizzati, tale riassegnazione deve essere effettuata tra i produttori che hanno superato i propri quantitativi di riferimento, in modo proporzionale ai quantitativi di riferimento a disposizione di ciascun produttore».
Il linguaggio non è proprio scorrevolissimo ma quel che conta nella sostanza è la dicitura «in modo proporzionale»: l’Italia, infatti, all’epoca decise di escludere dalle sanzioni per gli sforamenti tutta una serie di produttori (per esempio, quelli che operavano in montagna), cosicché la multe vennero inflitte per tutti a un numero più ristretto di allevatori della Pianura Padana. E questo criterio, con tutta evidenza, non è «proporzionale ai quantitativi di riferimento», come prescrive la sentenza della Corte.
A questo punto, per chi ha resistito fino a oggi, le multe prese a suo tempo vanno verso l’estinzione: lo dovrà stabilire in via definitiva un giudice interno oppure, in alternativa, un provvedimento legislativo del parlamento nazionale.