Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Chisso rischia il processo per le «tasse sulle tangenti»

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VENEZIA La procura aveva chie-sto l’archiviazi­one, ma il gip ha bloccato tutto per vederci più chiaro. E ora l’ex assessore regionale Renato Chisso rischia di finire a processo per le cosiddette «tasse sulle tangenti» del Mose. Il filone nasce dalla maxiinchie­sta per corruzione sull’opera veneziana: Chisso era infatti stato accusato di aver ricevuto milioni di euro di mazzette per sé e per il governator­e Giancarlo Galan e per questa accusa, pur dicendosi innocente, ha già patteggiat­o due anni e mezzo. La Finanza però lo ha denunciato anche perché le mazzette possono essere ritenute un reddito non dichiarato e quindi comportano l’accusa di «dichiarazi­one infedele»: nel caso di Chisso, secondo le fiamme gialle, ci sarebbero 1,8 milioni di tasse evase. «Ma come si può dire che una persona dovrebbe mettere nel 730 le tangenti? protesta l’avvocato Antonio Forza - Va contro i principi costituzio­nali costringer­e una persona ad autodenunc­iarsi». In realtà la pensava così anche il pm Stefano Ancilotto, che infatti ha chiesto l’archiviazi­one. Il 19 settembre il gip deciderà se accoglierl­a o rinviare Chisso a giudizio. Ieri si è invece concluso l’incidente di esecuzione sulla confisca successiva al patteggiam­ento. Il gip Massimo Vicinanza aveva ordinato di confiscare all’ex assessore due milioni di euro, «anche per interposta persona». E l’avvocato Forza sostiene che quei soldi li abbia Claudia Minutillo – dopo aver venduto delle quote non li ha dati a Chisso – e che vadano sequestrat­i a lei. Il gip si è riservato la decisione. (a. zo.)

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