Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Marchi: «Save e Banca Finint, sono rinato dopo l’operazione Non cerco soci o la Borsa»
Milione riorganizza il debito. Nel 2018, 56 milioni di dividendi
VENEZIA Ricavi per 227 milioni su Save, in aumento del 15% con un utile netto di 50 milioni. Che diventano 16, se i conti, partendo dagli stessi ricavi scendono fino al livello dei risultati consolidati del bilancio 2018 di Milione, la holding che racchiude dal 2017 il controllo su Save. E dove i fondi d’investimento in capo alla francese Infrahub e a Deutsche Bank, ciascuno al 44%, sono al fianco della Sviluppo 87 di Enrico Marchi, che con il 12% ha mantenuto la guida della società aeroportuale. Sono invece 54 i milioni di utile se si guarda a Milione dal punto di vista del prospetto di conto economico 2018, grazie ai 60 milioni di proventi ricevuti da Save, per 56 distribuiti ai soci. Dunque chiude il primo test concreto, con i bilanci 2018, il gruppo Milione-Save, con cui Marchi ha riorganizzato il controllo su Save dopo la divisione da De Vido in Finint. E che nel 2018 tra l’altro ha riorganizzato il debito della filiera, concentrato ora per 695 milioni su Milione, per 300 milioni con un bond in scadenza nel 2026.
Presidente Marchi, alla prova dei fatti l’enorme macchina organizzativa e finanziaria funziona?
«Sul governo societario sono molto contento della scelta fatta: rapporti ottimi e tutte le decisioni prese all’unanimità. E sopra Save i fondi infrastrutturali azionisti sono ottimi compagni di viaggio. Ben diversa da Ascopiave».
Che c’entra la cessione del 51% delle società di vendita dell’energia ad Hera?
«La differenza è fondamentale. In Ascopiave si sono venduti clienti e gestione e a Pieve di Soligo rimarrà uno stabilimento di Hera. Save invece è l’equivalente di Hera: il cervello rimane qui, tutto partirà da Venezia. È stata la mia preoccupazione nell’accordo con i fondi. In Ascopiave si è impoverito il territorio. Il Veneto vuole l’autonomia; che vuol dire però gestire la propria ricchezza e le strutture».
Milione ha pagato 20 milioni di oneri finanziari. È sostenibile?
«In vent’anni di Save abbiamo mostrato di puntare a una struttura finanziaria sostenibile. L’obiettivo dei soci è mantenere l’investment grade per il gruppo Milione-Save. E Save quest’anno non ha distribuito dividendi e ha 400 milioni di mezzi propri, 170 di debito e 113 di margine operativo lordo. Un quadro di grande solidità».
Sui dividendi il rilievo che si sente spesso è: Marchi impoverisce Save.
«Non mi pare, con i numeri appena detti. Sento questa polemica da vent’anni e mi sarei stancato di dover sempre dimostrare qualcosa».
Avete rivisto il debito. «Tolto da Save e rifinanziato su Milione, mantenendo l’investment grade e allungando le scadenze».
E dei 6,7 milioni di dividendi ricevuti da Sviluppo 87 che farà? Comprerà quote di Milione?
«Sto mettendo fieno in cascina. Non è che le compro ogni anno. Ma quando i fondi completeranno il loro ciclo, mi auguro di aumentare la partecipazione».
L’altra domanda che si sente spesso è: ma per Marchi valeva la pena far tutta questa fatica?
«Ne valeva la pena, sì. Sono contentissimo di quel che ho fatto. Mi sento quasi rinato, dopo l’operazione su Save e Banca Finint. Avevo immaginato di trovare altri soci o una quotazione. Per il momento non faccio niente, perché sto bene così».
L’altra obiezione che si sente spesso è che in realtà, testa o non testa a Venezia, Save è in mani estere.
"A Verona non veloci come a Venezia perché di mezzo c’è la politica
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