Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Schiaffi e insulti nell’ospizio filmati e indagati nove operatori
Rovigo, nove indagati per maltrattamenti agli anziani della casa di cura. La denuncia partita dai colleghi
ROVIGO Botte, insulti e meschinità gratuite. Rendevano la vita degli anziani dell’«Area arancione», non autosufficienti, un inferno. La denuncia è partita dai colleghi e 9 operatori della Casa di riposo Iras sono stati filmati dalla polizia e sono ora indagati per maltrattamenti.
ROVIGO Se la prendevano con le più deboli: anziane costrette a letto, non autosufficienti. In alcuni casi, pazienti con problemi psichici o malate di Alzheimer. E, giorno dopo giorno, creavano intorno a loro una prigione fatta di intimidazioni, maltrattamenti, e angherie.
Il capo della squadra mobile di Rovigo,Gianluca Gentiluomo, li ha definiti «atti denigratori della dignità umana».
A mettere fine all’incubo per le ospiti di una casa di assistenza di Rovigo, ci ha pensato proprio la polizia. All’alba di ieri, nove tra operatrici sanitarie (Oss) e inservienti della struttura (otto donne e un addetto alle pulizie) si sono trovati di fronte gli agenti e, con loro, un’ordinanza interdittiva che vieta di svolgere attività professionali all’interno di strutture sanitarie e assistenziali. Insomma, per il gip non devono prestare cure ai malati perché potrebbero ricominciare a mettere in atto i soprusi.
A dirla tutta, il sostituto procuratore Maria Giulia Rizzo aveva chiesto gli arresti domiciliari per quattro delle operatrici sanitarie indagate, ma il giudice ha ritenuto sufficiente il divieto di esercitare la professione.
L’inchiesta è partita a maggio, quando alla polizia si presenta una ragazza che da qualche giorno ha iniziato il proprio tirocinio all’Istituto rodigino di assistenza sociale (Iras). Si tratta di una struttura pubblica attualmente guidata da un commissario della Regione e ha sede nel capoluogo polesano, dove da decenni è un punto di riferimento per l’assistenza agli anziani.
È la tirocinante a trovare il coraggio di squarciare il velo che copre i maltrattamenti: racconta che il 16 maggio le è stato assegnato per la prima volta un turno nella cosidetta «Area arancione», che ospita anziane non autosufficienti, e di aver assistito a dei «comportamenti vessatori» di alcune colleghe nei confronti delle ospiti: «Le lanciavano sul letto senza usare il sollevatore, le spogliavano in modo brusco anche se avevano le flebo...».
La polizia nasconde delle telecamere in due stanze, dove vivono (allettate) sei anziane. E così emerge tutta la verità. «Le pazienti venivano sottoposte a violenze - spiega il capo della Mobile - le indagini, molto complesse, hanno portato a dimostrare episodi di intimidazione, percosse e offese». Comportamenti vigliacchi, anche perché nel mirino delle operatrici sarebbero finite soltanto le degenti più indifese. Una «selezione» delle vittime, la definisce il commissario. «I maltrattamenti avvenivano nel reparto per non autosufficienti. Significa che le pazienti a volte hanno perso il contatto con la realtà e non sono in grado di denunciare le violenze».
Il direttore dell’Iras Giovanni Luca Avanzi, ieri era esterrefatto: «Non abbiamo ricevuto mai alcuna lamentela, nulla che facesse sospettare qualcosa». Avanzi ha immediatamente avviato le procedure per la sospensione cautelare dal lavoro dei dipendenti (tre a tempo determinato e quattro indeterminato, oltre a due inservienti esterni) e assicura: «Se le accuse sono vere, non devono mai più rimettere piede qui. Abbiamo oltre 120 operatori socio sanitari, trenta infermieri e dieci collaboratori che forniscono assistenza a 260 anziani: gli indagati non sono altro che poche mele marce».
Ma come evitare che episodi del genere possano ripetersi? Il direttore dell’Iras un’idea ce l’avrebbe. Peccato che sia irrealizzabile. «Basterebbe mettere delle telecamere all’interno dei reparti per dissuadere da simili comportamenti. Purtroppo le norme a tutela della privacy ce lo impediscono...».
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Il direttore
Mai ricevuto lamentele, gli indagati sono solo poche mele marce. Basterebbe mettere telecamere nei reparti