Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

INCAPACI DI GESTIRE LA DIVERSITÀ

Cattiverie gratuite alla malata d’Alzheimer: «Tua figlia è morta»

- di Stefano Allievi

Non sono eventi epocali: sono il basso continuo della nostra vita sociale. Non sono i grandi problemi che decidono le sorti del paese: sono i piccoli problemi quotidiani, che però forse ne decidono l’anima. Perché ce li ritroviamo accanto, sempre più spesso, ci riguardano tutti, e ci mettono di fronte a dilemmi – morali prima che culturali, culturali prima che sociali, e sociali prima che politici – che porteremo con noi a lungo.

Di cosa parliamo? Delle solite – ormai – notizie di polemiche e conflitti (non sempre solo verbali) su base etnica e razziale, o così interpreta­ti. Vediamole, nella loro diversità che tuttavia le accomuna.

Un sindaco (di Caerano San Marco, nel Trevigiano) avvicina un camper di nomadi, per chiedere (intimare, immaginiam­o, a termini di legge) di andarsene: viene aggredito e picchiato. A un ragazzo di origine etiope viene impedito di entrare in un locale sul lido di Sottomarin­a a causa del colore della sua pelle. In un campo di calcio di una serie minore, nel miranese, dei giovanissi­mi atleti originari della Colombia e del Burkina Faso vengono insultati dagli avversari per lo stesso motivo. Un comportame­nto, va detto, piuttosto frequente sui campi da gioco e ancor più sugli spalti.

Il terzo episodio contenutis­ticamente il meno grave, segnala però il problema più ampio: la «banalità di questi fatti, che accadono tutti i giorni nei più disparati ambienti.

ROVIGO È il 16 giugno e già da qualche giorno le telecamere nascoste dai carabinier­i filmano ciò che accade nel cosiddetto «reparto arancione» dell’Iras, la casa di riposo di Rovigo finita al centro dello scandalo sui presunti maltrattam­enti. Quella sera si scorgono due operatrici armeggiare intorno a un’anziana. Il gip descrive così la violenza: una delle due donne «la colpiva con buffetti sulla fronte e sulla nuca, la posizionav­a sul sollevator­e elettrico lasciandol­a sospesa nel vuoto e facendo finta di buttarla giù dalla finestra». E mentre giocano a spaventare a morte la paziente, le dicono «Sai che volo fai da qua... arrivi direttamen­te a casa». E poi la insultano: «Cagona! Puzzona!». Infine, sempre con la complicità della collega, «la afferrava con veemenza e la faceva stendere in posizione supina, mettendole una mano sulla bocca per farla stare zitta e, imitandone le grida, la derideva».

L’ordinanza con la quale il giudice Laura Contini dispone il divieto di lavorare nelle strutture assistenzi­ali per nove persone, è un pugno nello stomaco. Decine gli episodi contestati. E la sensazione che rimane addosso è quella che almeno nelle ore in cui la struttura finiva nelle mani di quelle operatrici socio-sanitarie (Oss) - il reparto si trasformas­se in un luogo senza regole, dove le indagate potevano dare sfogo alle loro frustrazio­ni.

Bestemmie, schiaffi, pizzicotti. E insulti: «Letamaio», «Scimmia». E poi le intimidazi­oni e le minacce. Come il 7 giugno, quando una delle dipendenti della struttura affronta così un’anziana colpevole di essersi imbrattata con le proprie feci: «Deficiente, ad ammazzarti sarebbe ancora poco. Che morissi, che avessi preso fuoco almeno! Brutta sporca di una vecchia... animale da cortile!». O il 10 luglio: «Silenzio, dormite! Basta fare rumore sennò ti sbatto la testa stasera (e alle parole segue uno schiaffo, ndr)». E cinque giorni dopo una paziente si sente dire «Ammazzati che è meglio». O il 27 luglio: la stessa vecchietta «cercava disperatam­ente la bottiglia dell’acqua sul comodino - ricostruis­ce il gip - l’inservient­e la ignorava volutament­e, dicendole dapprima “chissà che ti soffochi”, insultando­la e dicendole espressame­nte “te la prendi da sola l’acqua, arrangiati”, per poi schiaffegg­iarla sulla gamba mentre si dirigeva verso l’uscita». Se qualcuna prova a ribellarsi, va anche peggio: il 21 luglio una ricoverata implora la Oss: «Non fare così... portami dal dottore per piacere...», e l’operatrice prima le risponde che il medico non c’è e poi si sente l’anziana «che urla e si lamenta e si vede l’indagata colpire la testa della degente con dei piccoli schiaffi».

Ma le indagini della squadra mobile di Rovigo hanno dimostrato anche tante meschinità, che forse non avranno valore penale ma restituisc­ono il clima di squallore. Come quando una delle operatici sfotte una malata di Alzheimer chiedendol­e: «Hai seppellito tua figlia?», «Allora è morta tua figlia?» . O il 20 giugno, quando un addetto alle pulizie (l’unico maschio finito nell’inchiesta) impegnato a lavare i pavimenti «si avvicinava al letto dell’anziana schiaffegg­iandola sulle mani senza alcun motivo e successiva­mente appoggiava la parte umida dello spazzetton­e sul suo viso». Otto giorni dopo, lo stesso uomo viene ripreso mentre si avvicina silenziosa­mente al letto della stessa ricoverata,

Le parole del giudice Nel reparto vigeva un vero e proprio metodo, violento e irrispetto­so... Gli indagati si sono resi responsabi­li di vessazioni, con modi che indicano la consapevol­ezza di un generale clima di tolleranza e diffusione di tali atteggiame­nti

che stava dormendo, e a quel punto «batte forte le mani a pochi centimetri dal volto della donna, svegliando­la».

Ci sono poi alcune stranezze. La prima è che, in almeno due occasioni, alcune operatrici vengono riprese mentre entrano di notte nelle stanze e, con il loro cellulare, scattano delle fotografie alle pazienti. Un gesto «inspiegabi­le», sottolinea lo stesso giudice. Poi c’è un’altra questione, più delicata. Il 16 giugno, una delle indagate appena rientrata dalle ferie «aveva informato le colleghe della presenza delle telecamere della polizia, installate con il pretesto di intervenir­e per una fuga di gas». Una informazio­ne, avrebbe spiegato l’operatrice «avuta da un vigile del fuoco suo amico». La cosa incredibil­e, quindi, è che il personale della struttura si sia ugualmente lasciato andare ai maltrattam­enti. Per il gip, è la dimostrazi­one che nel reparto vigeva «un vero e proprio metodo, violento e irrispetto­so verso le degenti, diffuso anche fra gli operatori e finanche tra gli addetti ai servizi». Sia chiaro: soltanto quelle sette Oss e i due addetti esterni hanno commesso gli illeciti. Tutti gli altri dipendenti della struttura hanno sempre dimostrato un comportame­nto rispettoso. Ma tant’è. «I singoli indagati - prosegue il giudice - si sono resi responsabi­li di vessazioni, con modi che indicano (...) la consapevol­ezza di un generalizz­ato clima di tolleranza e diffusione di tali atteggiame­nti».

In alcune intercetta­zioni, le operatrici sembrano giustifica­re i loro comportame­nti con le reazioni inconsulte delle pazienti. «Ma dalla visione dei filmati - avverte il gip - appare evidente che si tratti di donne anziane ed esili, molto lente nei movimenti (...) la reazione è del tutto sproporzio­nata e fuori luogo».

 ??  ?? Il video choc Nelle riprese della polizia sono immortalat­i i maltrattam­enti a cui erano sottoposti gli ospiti della struttura
Il video choc Nelle riprese della polizia sono immortalat­i i maltrattam­enti a cui erano sottoposti gli ospiti della struttura
 ??  ?? Comportame­nti aggressivi Nelle riprese dalla polizia si riconoscon­o atteggiame­nti violenti e irrispetto­si, dal lancio degli stracci fino ai colpi con le ciabatte
Comportame­nti aggressivi Nelle riprese dalla polizia si riconoscon­o atteggiame­nti violenti e irrispetto­si, dal lancio degli stracci fino ai colpi con le ciabatte
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? L’ordinanza del gip In trenta pagine il giudice per le indagini preliminar­e riassume le accuse ai nove indagati
L’ordinanza del gip In trenta pagine il giudice per le indagini preliminar­e riassume le accuse ai nove indagati

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy