Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Anniversario e polemiche, le parole di Benetton e la protesta di Treviso Tutti sdraiati «come morti»
TREVISO Nel giorno del lutto e del ricordo, alla stessa ora in cui a Genova le istituzioni commemoravano il primo anniversario del crollo del Ponte Morandi e i vertici di Autostrade venivano allontanati dalla cerimonia per volere delle famiglie delle 43 vittime, a Treviso andava in scena la protesta.
Striscioni, cori e volantini hanno riempito piazza Duomo di fronte alla sede di Edizione, la Holding della famiglia Benetton, uno dei più importanti gruppi industriali veneti.
Questo nonostante i comunicati di cordoglio delle società: prima di Atlantia e Autostrade con una lettera pubblica, poi con una nota di Edizione (che detiene il 30,25% di Atlantia) nella quale esprime «sincera compassione e profonda partecipazione per il dramma individuale e collettivo seguito alla tragedia di Genova».
«Edizione – la cassaforte della famiglia Benetton - supporta gli sforzi compiuti da Autostrade per l’Italia per lenire le ferite della comunità genovese e condivide la doverosa volontà di collaborazione con le istituzioni e le autorità preposte, con l’obiettivo di contribuire all’accertamento della verità e delle responsabilità dell’accaduto».
Non è bastato a smorzare le tensioni. Il sit-in a Treviso è stato organizzato da Comitato No Terza Corsia A13 Padova-Monselice, Potere al Popolo e Rete Internazionale in Difesa del Popolo Mapuche: i manifestanti erano una quarantina, controllati da un massiccio dispiegamento di forze dell’ordine. Non ci sono stati scontri ma i manifestanti hanno inveito a lungo contro la famiglia Benetton, anche se la sede era chiusa. «Benetton assassini» intonavano sotto le finestre.
Alle 11.36, l’ora del crollo del Ponte Morandi, si sono distesi in mezzo alla strada bloccando il traffico (non intenso, pre ferragostano). È suonata la sirena dell’allarme, da una cassa si sentivano le voci delle prime persone ad accorrere sul luogo del disastro.
«Vogliamo chiarezza su Genova – hanno detto gli organizzatori -. Chi è concessionario di un bene ne è responsabile e quella strage è da addebitare al gruppo Benetton. Sia revocata subito la concessione». Nel mirino della protesta anche le delocalizzazioni del gruppo tessile e la sottrazione delle terre argentine alle popolazioni Mapuche.