Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Sparisce» il Polo museale veneto si salva Ca’ d’Oro sotto le Gallerie
Decreto del ministro, la gestione dei musei statali viene unita alla Lombardia
VENEZIA Novità in arrivo per i musei statali veneziani. Dal 22 agosto «sparisce» il Polo museale del Veneto, destinato a fondersi con quello della Lombardia. Si «salva» solo la Galleria Franchetti alla Ca’ D’Oro che passa dal Polo museale alla direzione delle Gallerie dell’Accademia.
L’istituzione regionale oggi diretta da Daniele Ferrara confluirà i suoi 18 musei, tra cui il Museo Orientale, l’Archeologico e Palazzo Grimani a Venezia, Villa Pisani a Stra, due musei a Verona, l’area archeologica di Altino e il museo archeologico del Mare e della Laguna, nella neonata direzione territoriale che mette insieme Lombardia e Veneto. Martedì il ministro per i Beni Culturali Alberto Bonisoli ha firmato il primo decreto di attuazione della riorganizzazione interna del Mibac, che prevede la scomparsa dei Poli e la nascita delle «Direzioni territoriali delle reti museali», con l’accorpamento di molte regioni, ma non di tutte. Se il Piemonte si unirà alla Liguria e la Lombardia al Veneto, non sarà così per il Friuli Venezia Giulia -che vedrà la nascita del parco del Castello di Miramare con annessi tutti i musei della regione- l’Emilia Romagna, la Toscana, il Lazio e la Campania. I sindacati lo definiscono un blitz estivo, nella più scontata tradizione politica di far passare i decreti scomodi all’ombra di Ferragosto. I rappresentanti dei lavoratori, infatti, avevano chiesto un incontro preliminare per poter discutere le tante novità sul tavolo, ma giocando d’anticipo è arrivata la nota che rivoluziona il panorama museale nazionale e veneto. «Si sta procedendo in tutta fretta con scelte illogiche, come ad esempio quella di mettere insieme 30 sedi museali della Lombardia e del Veneto – stigmatizza Giuseppe Nolè, coordinatore nazionale Cisl Fp Mibac - Si trasferisce poi la gestione della Ca’ d’Oro alle Gallerie di Venezia, un accorpamento che pur avendo una correlazione storicoartistica, non ne risolve le gravi carenze organiche e svuota il Polo museale di un grande attrattore turistico». Senza contare i timori per palazzo Grimani, museo che ha beneficiato del biglietto unico con Ca’d’Oro. Timori sono manifestati anche da Francesca De Pasquali della Uil Beni culturali: «È uno svilimento dei Poli – commenta la sindacalista ai quali rimangono le istituzioni che non sono in grado di mantenersi, come quelle archeologiche. Inoltre, il decreto prevede la possibilità di dare in gestione i beni statali ai privati senza chiarezza sul futuro». «Molta preoccupazione» è espressa anche dall’assessore regionale alla cultura Cristiano Corazzari. «Ci sembra che questa scelta contrasti con il principio di condivisione
Corazzari «Pronti ad assumere tutte le iniziative con le altre Regioni
e trasparenza con il territorio che abbiamo sempre richiesto – dichiara l’esponente leghista veneto - invece non ci è mai stata data un’attenzione adeguata. Mi riservo di assumere le iniziative del caso assieme alle altre regioni». Anche l’ex direttore delle Gallerie veneziane Giovanna Nepi Scirè palesa apprensione per «l’ennesima legge che va a toccare un settore delicato come quello del patrimonio culturale. Vorrei sapere in quale altra nazione europea si fanno tanti cambiamenti in materia – commenta - Se ha senso l’unificazione della Ca’ D’Oro, è scandaloso un nuovo ribaltamento dei Poli». Moltissime opere esposte alla Ca’ D’Oro, infatti, appartengono all’Accademia in funzione di un accordo stipulato al momento del lascito tra il barone Franchetti e lo Stato italiano, che si era impegnato a completare la collezione con opere provenienti dai depositi delle Gallerie. «L’accorpamento ha una sua logica e i due musei sono complementari – concorda il neo direttore dell’Accademia Giulio Manieri Elia- Si può fare un progetto unitario sulla città, insieme funzionerebbero molto bene».