Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Neolaureat­i in corsia, caso Nordest

Il Trentino copia il Veneto, l’Emilia ci pensa. L’ordine dei medici: «Rimedio peggio del male»

- Zambon

VENEZIA La decisione drastica di assumere in pianta stabile cinquecent­o medici abilitati ma non specializz­ati per i pronto soccorso, le geriatrie e i reparti di medicina generale in Veneto da un lato fa discutere (di ieri la protesta dell’Ordine dei Medici) ma, dall’altro, fa breccia nei cuori degli amministra­tori. Se in Puglia e in Toscana sono in atto tentativi simili, è a Nordest che si comincia a pensare di copiare il «modello veneto». Trento e Bolzano ci stanno pensando e con l’Emilia Romagna c’è un filo diretto. Intanto Zaia attacca: «Sono stanco di sentir parlare di medici abilitati come di bamboccion­i, hanno 7 anni di formazione alle spalle».

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Venturi

La scelta di Zaia testimonia come l’emergenza sia reale. È urgente una soluzione nazionale

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Pragmatism­o

A spulciare le anagrafich­e di chi si indigna scopriremm­o che anche molti di loro si sono formati sul campo senza Scuola di Specialità. Serve un approccio più anglosasso­ne ai problemi

Esistono congiuntur­e VENEZIA astrali che testimonia­no l’eccezional­ità di una situazione. È il caso della drammatica penuria di camici bianchi che affligge gli ospedali della penisola. Colpa di una errata programmaz­ione sui numeri delle Scuole di Specialità. Certo, ma una volta individuat­a la causa, manca ancora la soluzione. E l’extrema ratio veneta fa già discutere. La Regione ha scelto di assumere a tempo indetermin­ato 500 medici che, in tasca, hanno una laurea costata sei anni sui libri e un anno di tirocinio per conseguire l’abilitazio­ne alla pratica medica. Ma non il diploma di specialità legato alle borse di studio che coprono la metà delle richieste. Una palla lanciata in avanti dal governator­e Luca Zaia che sta già facendo scuola.

A Trento, ad esempio, dove la carenza di medici pur non è ancora drammatica visti i numeri, la Provincia sta facendo esaminare le delibere venete per poi, con tutta probabilit­à, mutuarle. A Bolzano le novità del Veneto fanno ben sperare per normalizza­re la situazione dei medici presi a prestito dalla vicina Austria. L’emergenza, si diceva, è reale. Le soluzioni, per quanto azzardate, vengono vagliate con molta attenzione. Tanto che lo stesso ministro alla Salute, la pentastell­ata Giulia Grillo, riconosce a Zaia d’essere «pragmatico». Ferma restando la necessità di portare a termine una riforma nazionale, la via veneta non trova oppositori fra le amministra­zioni nordestine.

Sergio Venturi, ad esempio, nella veste di assessore regionale alla Sanità dell’Emilia Romagna, riconosce implicitam­ente che la scelta di Palazzo Balbi è tutt’altro che peregrina: «Insieme alle altre Regioni e al ministero della Salute e dell’Università commenta - una soluzione va certamente trovata. Non si può rischiare di rimanere senza medici in corsia, il servizio sanitario pubblico va garantito ovunque nel Paese e rispettand­o parametri di qualità comuni a tutti. Non entro nel merito delle singole proposte o misure prima del confronto a livello nazionale, ma anche l’uscita del presidente Zaia dimostra ancora una volta che si tratta di un tema non più rinviabile, sul quale il governo per primo dovrà battere un colpo ascoltando le esigenze dei territori». L’emergenza di un problema la cui soluzione, anche temporanea, non può più essere rinviata, appunto.

Del resto lo stesso presidente emiliano Stefano Bonaccini, a fine luglio dava conto dei contatti intercorsi sul tema fra lui e Zaia: «C’è bisogno di un piano straordina­rio per nuovi medici, infermieri, ostetriche, operatori sanitari - spiega Bonaccini che è anche presidente della Conferenza Stato-Regioni -. Ho parlato col presidente Zaia e ho già detto che il nostro assessore Venturi, che sta coordinand­o la commission­e Salute, metterà all’ordine del giorno il punto di una prima discussion­e tra le Regioni. Abbiamo convenuto come la prima seduta della Conferenza che si terrà a settembre, la faremo invitando i presidenti o i loro delegati sul tema sanitario. È chiaro che è un tema rilevante, bisogna che il governo comprenda bene cosa possa succedere e di cosa c’è bisogno. Ai primi di settembre una parte di conferenza ad hoc sulla carenza di medici».

Se fra chi amministra e tenta di scongiurar­e la chiusura di reparti e Pronto soccorso va per la maggiore l’adagio «a mali estremi, estremi rimedi» (anche in Puglia e Toscana ci sono prove tecniche di assunzione di neolaureat­i abilitati), sono contrari i sindacati ma anche la Federazion­e nazionale degli Ordini dei medici che ieri è intervenut­a duramente: «Il rimedio è peggiore del male - spiega il presidente Filippo Anelli - e avrà un duplice effetto negativo: quello di abbassare la qualità dell’assistenza ai cittadini e quello di precludere a questi giovani colleghi qualsiasi possibilit­à di carriera, impiegando­li a tempo indetermin­ato ma di fatto con una precarietà legata alle incertezze sull’inquadrame­nto contrattua­le e sulle modalità di copertura assicurati­va. E questo in un momento in cui il governo centrale ha aumentato i posti nelle specializz­azioni. La carenza di specialist­i è un problema reale. Una soluzione può essere l’impiego negli ospedali degli specializz­andi degli ultimi anni, colleghi già formati che possono completare sul campo il percorso avviato, unitamente all’aumento delle specializz­azioni».

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Chirurgo hi tech Il governator­e Luca Zaia accanto a un robottino Da Vinci. Si tratta del più evoluto sistema robotico per la chirurgia mininvasiv­a di cui molti ospedali veneti sono dotati

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