Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Bonomo: «Quest’Italia sta perdendo credibilit­à»

Bonomo (Confartigi­anato): «Non c’era momento peggiore per la crisi di governo»

- di Alessandro Zuin

"Le nostre imprese reagiscono cercando nuovi mercati di sbocco

VENEZIA Avendo il privilegio di osservare le cose dall’alto dell’Altopiano di Asiago, dove sta trascorren­do un agosto di lavoro, il numero uno della Confartigi­anato veneta, Agostino Bonomo, ha lo sguardo lungo: «La mia sensazione è che, a causa dell’instabilit­à politica in cui siamo ripiombati, il Sistema Paese stia perdendo credibilit­à. Questa condizione si ripercuote anche sulle nostre esportazio­ni e sulla nostra forza all’estero. Oltre confine stanno ricomincia­ndo a pensare di noi: bravi ragazzi, questi italiani, ma frequentan­o cattive compagnie…».

Anche sopra le Alpi hanno i loro problemi: nella Grande Germania sono a un passo dalla recessione tecnica e la produzione industrial­e, dopo molti anni, ha il segno meno davanti. Quanto ci deve preoccupar­e questo scenario, visto che molti settori della nostra manifattur­a hanno un’interdipen­denza strettissi­ma con i tedeschi?

«La preoccupaz­ione è estremamen­te elevata, soprattutt­o se parliamo di comparti come la meccanica di precisione, la concia, l’automotive o la filiera del packaging. La Germania è il nostro mercato di riferiment­o e quando un sistema economico entra in recessione, non può permetters­i errori, quindi diventa molto selettivo verso i suoi fornitori e non perdona nulla».

Come stanno reagendo le imprese esportatri­ci del nostro territorio?

«Devo dire che la richiesta di temporary manager da destinare all’export è in fortissimo aumento, segno che le nostre imprese, dopo essersi adeguatame­nte aggiornate con massicci investimen­ti tecnologic­i secondo il piano Industria 4.0, vogliono esplorare nuovi mercati e si stanno attrezzand­o per trovare alternativ­e allo sbocco in Germania».

In questo scenario di difficoltà generalizz­ata, il governo del Paese è entrato in una fase di crisi acuta: voi di Confartigi­anato non siete mai stati teneri con l’esecutivo gialloverd­e, anzi, ma era questo il momento di staccare la spina?

«Io continuo a pensare che questo governo, nato sulla

"Un governo tecnico con quali numeri dirà sì o no all’aumento dell’Iva?

base di un contratto stipulato tra due forze politiche molto distanti tra loro, sia stato fin dall’inizio un’anomalia di sistema. Detto questo, viviamo un momento in cui molti economisti cominciano a prevedere il rischio di una nuova fase recessiva, il debito pubblico italiano ha toccato a giugno la cifra record di 2.386 miliardi - e sono quasi tutti di spesa corrente, non certo di investimen­ti -, “San” Mario Draghi nostro protettore sta arrivando alla fine del suo mandato, si prospetta un aumento dell’Iva e si avvicina il momento in cui dovremo dare risposte precise all’Europa: non credo ci potesse essere una fase peggiore per aprire un periodo di turbolenza...».

Se dovesse puntare il classico euro, su quale esito della crisi scommetter­ebbe?

«Adesso non si parlano neanche più, vedo che si scrivono lettere (Conte a Salvini, ndr) e non sono di sicuro lettere d’amore. Viste da qui, sinceramen­te mi pare che le ragioni della lite tra i due partner di governo siano insanabili. La prossima settimana, il premier Giuseppe Conte un passaggio al Quirinale lo dovrà fare e lì capiremo che cosa succederà veramente. Ma qualunque sia la soluzione, io credo che la prospettiv­a temporale non andrà oltre la prossima legge di Stabilità. Tra l’altro, non vedo proprio le condizioni per mettere insieme una maggioranz­a alternativ­a a quella gialloverd­e».

E un governo tecnico potrebbe fare al caso?

«Leggo che molti lo caldeggian­o, ma mi chiedo: quando il presunto governo tecnico arriverà a dover decidere sì o no all’aumento dell’Iva, su quale maggioranz­a potrà contare per portare a casa il risultato?».

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