Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Bonomo: «Quest’Italia sta perdendo credibilità»
Bonomo (Confartigianato): «Non c’era momento peggiore per la crisi di governo»
"Le nostre imprese reagiscono cercando nuovi mercati di sbocco
VENEZIA Avendo il privilegio di osservare le cose dall’alto dell’Altopiano di Asiago, dove sta trascorrendo un agosto di lavoro, il numero uno della Confartigianato veneta, Agostino Bonomo, ha lo sguardo lungo: «La mia sensazione è che, a causa dell’instabilità politica in cui siamo ripiombati, il Sistema Paese stia perdendo credibilità. Questa condizione si ripercuote anche sulle nostre esportazioni e sulla nostra forza all’estero. Oltre confine stanno ricominciando a pensare di noi: bravi ragazzi, questi italiani, ma frequentano cattive compagnie…».
Anche sopra le Alpi hanno i loro problemi: nella Grande Germania sono a un passo dalla recessione tecnica e la produzione industriale, dopo molti anni, ha il segno meno davanti. Quanto ci deve preoccupare questo scenario, visto che molti settori della nostra manifattura hanno un’interdipendenza strettissima con i tedeschi?
«La preoccupazione è estremamente elevata, soprattutto se parliamo di comparti come la meccanica di precisione, la concia, l’automotive o la filiera del packaging. La Germania è il nostro mercato di riferimento e quando un sistema economico entra in recessione, non può permettersi errori, quindi diventa molto selettivo verso i suoi fornitori e non perdona nulla».
Come stanno reagendo le imprese esportatrici del nostro territorio?
«Devo dire che la richiesta di temporary manager da destinare all’export è in fortissimo aumento, segno che le nostre imprese, dopo essersi adeguatamente aggiornate con massicci investimenti tecnologici secondo il piano Industria 4.0, vogliono esplorare nuovi mercati e si stanno attrezzando per trovare alternative allo sbocco in Germania».
In questo scenario di difficoltà generalizzata, il governo del Paese è entrato in una fase di crisi acuta: voi di Confartigianato non siete mai stati teneri con l’esecutivo gialloverde, anzi, ma era questo il momento di staccare la spina?
«Io continuo a pensare che questo governo, nato sulla
"Un governo tecnico con quali numeri dirà sì o no all’aumento dell’Iva?
base di un contratto stipulato tra due forze politiche molto distanti tra loro, sia stato fin dall’inizio un’anomalia di sistema. Detto questo, viviamo un momento in cui molti economisti cominciano a prevedere il rischio di una nuova fase recessiva, il debito pubblico italiano ha toccato a giugno la cifra record di 2.386 miliardi - e sono quasi tutti di spesa corrente, non certo di investimenti -, “San” Mario Draghi nostro protettore sta arrivando alla fine del suo mandato, si prospetta un aumento dell’Iva e si avvicina il momento in cui dovremo dare risposte precise all’Europa: non credo ci potesse essere una fase peggiore per aprire un periodo di turbolenza...».
Se dovesse puntare il classico euro, su quale esito della crisi scommetterebbe?
«Adesso non si parlano neanche più, vedo che si scrivono lettere (Conte a Salvini, ndr) e non sono di sicuro lettere d’amore. Viste da qui, sinceramente mi pare che le ragioni della lite tra i due partner di governo siano insanabili. La prossima settimana, il premier Giuseppe Conte un passaggio al Quirinale lo dovrà fare e lì capiremo che cosa succederà veramente. Ma qualunque sia la soluzione, io credo che la prospettiva temporale non andrà oltre la prossima legge di Stabilità. Tra l’altro, non vedo proprio le condizioni per mettere insieme una maggioranza alternativa a quella gialloverde».
E un governo tecnico potrebbe fare al caso?
«Leggo che molti lo caldeggiano, ma mi chiedo: quando il presunto governo tecnico arriverà a dover decidere sì o no all’aumento dell’Iva, su quale maggioranza potrà contare per portare a casa il risultato?».