Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Indegno trattarli da bamboccion­i: sono profession­isti formati per 7 anni»

- M.Za.

VENEZIA L’aveva ampiamente previsto Luca Zaia: «Sarà uno scossone». Le contestazi­oni delle diverse sigle sindacali e addirittur­a della Federazion­e nazionale degli Ordini dei medici però, hanno passato il segno, secondo il governator­e.

Presidente, i medici dicono che è peggio il male della cura...

«Rispetto le idee di tutti, ma davanti a un’emergenza non si risponde sempre no. Per altro, i medici sono contrari ma rammento a tutti che il tentativo per richiamare in servizio i pensionati non è andato a buon fine. Tantissimi luminari hanno scelto di continuare a operare nelle cliniche private. Su questo dovremmo aprire una contrattaz­ione».

La preoccupaz­ione è che le 92 ore di formazione e i due mesi di tirocinio non possano garantire adeguati standard profession­ali...

«Sono solito pormi delle domande. In questo caso mi chiedo: se andassimo a vedere i dati anagrafici dei medici che contestano la scelta della Regione cosa troveremmo? Molti di quelli che salgono in cattedra vengono da un mondo in cui la formazione non era certo quella delle Scuole di Specialità. La cosa è semplice: se i medici abilitati ma non specializz­ati che vogliamo assumere sono così incompeten­ti, allora anche chi li critica e ha avuto la stessa formazione dovrebbe ammettere d’essere stato un pericolo pubblico no?».

Ha sondato sul campo, negli ospedali veneti, come si sta reagendo a questa novità?

«Certo, e molti medici senior hanno parole di lode ad esempio per i tanti medici a gettone che già operano in corsia. E tanto per essere chiari, non voglio che questa decisione venga presa come mancanza di rispetto per chi ci impiega 5 anni a specializz­arsi. Sono degli specialist­i e verranno assunti subito. La ratio è che c’è posto per tutti. A noi mancano 1.300 medici. Ne assumiamo 500, ce ne mancano ancora 800 come minimo. Queste 500 assunzioni sono un sistema per tamponare l’emergenza».

Parlando di soluzioni più organiche, come si esce dal tunnel in modo definitivo?

«Si parla naturalmen­te del numero delle borse di studio ma serve il coraggio di dire che a livello nazionale si devono rivedere gli stipendi dei medici. E che la formazione sul campo durante la specialità deve essere ampliata. Finiamola di teorizzare, qualcuno crede davvero che chi lavora a gettone in pronto soccorso con 300 accessi al giorno non sia in grado di svolgere il proprio lavoro?».

È una difesa a spada tratta di chi si fa le ossa sul campo...

«Non ne posso più di chi tratta questi profession­isti trentenni da bamboccion­i. Uno che ha fatto 6 anni di università e 12 mesi per l’abilitazio­ne è un principian­te? Li trattano come dei poppanti. Devo dedurne che la nostra formazione universita­ria, una delle migliori al mondo, non conti? Fossi nei panni del rettore di Padova o di Verona mi indignerei. Sembra che un medico abilitato non sia in grado di curare un colpo di frusta, una frattura a un dito, un taglio che richiede un paio di punti. Che poi, sa che le dico?».

Ci dica...

«Se ci fosse una guerra o un’epidemia vorrei vedere se non li accogliere­mmo a braccia aperte. Serve un approccio più anglosasso­ne, più pragmatico. E, infine, le pare che con una sanità hi tech che va a mille non ci farà bene immettere forze fresche, ragazzi nati con le nuove tecnologie? Glielo dicevo, ho molte domande da porre a chi sa solo dire no».

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