Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
La Lega affila le armi «Scelta anti autonomista»
Pochi giorni e la tanto contestata riforma del patrimonio museale italiano diventerà realtà. Domani il ministro grillino dei Beni culturali Alberto Bonisoli firmerà i decreti attuativi e dal 22 agosto la riorganizzazione dei musei sarà effettiva, nonostante il vento delle polemiche continui a soffiare implacabile da Nord a Sud. Perfino esponenti del Movimento 5 Stelle non hanno esitato a impallinare la parte della riforma che riguarda il Veneto. Non piace a nessuno la fusione del Polo museale regionale con quello della Lombardia, non prima d’averlo svuotato dei gioielli (la Ca’ D’Oro passa alle Galleria dell’Accademia a Venezia, il Cenacolo Vinciano a Brera) che contribuivano a sostenere economicamente i siti minori.
«Nonostante gli ottimi rapporti e le sinergie sia politiche che economiche in corso con la Lombardia, il Polo del Veneto meritava una propria autonomia per vastità del territorio e importanza del patrimonio - stigmatizza l’assessore regionale alla cultura Cristiano Corazzari Si era ventilato di unirlo con il Friuli Venezia Giulia, mai con la Lombardia. Ne ho già parlato con il mio omologo lombardo Stefano Galli e con la sottosegretario al Mibac Lucia Bergonzoni». Il fronte leghista, infatti, si sta compattando e, malgrado la delicatezza del momento politico, si preparano le prime contromisure in sede di Conferenza Stato-Regioni. Ben più esplicito il collega di partito Roberto Ciambetti. Il presidente del Consiglio Regionale Veneto parla apertamente di «neocentralismo burocratico in chiave anti-autonomista». Per il politico vicentino «la prima impressione è che il ministro sia stato inconsapevole strumento di un’operazione di palazzo che non risponde a logiche culturali e che si presenta piuttosto come ennesimo e violento attacco alle identità culturali locali. Una sfida che uomini senza volto e senza consenso hanno lanciato proprio a Veneto e Lombardia, trovando un ministro inconsapevole dell’assurdità che stava avallando». Il riferimento, neanche tanto velato, è al segretario generale del Mibac Giovanni Panebianco, da molti ritenuto l’artefice della riforma. Intanto, anche sul fronte culturale aumentano le perplessità su una riforma di cui sfuggono i criteri. «Ci sono delle cose non immediatamente comprensibili» chiosa Caterina Bon Valsassina, già soprintendete a Venezia e consigliere di Bonisoli per breve tempo. «Non sono sicura sia sostenibile gestire con la stessa attenzione Palazzo Grimani in Laguna e Palazzo Besta in Valtellina. Mi auguro che i decreti attuativi facciano luce su cose non ancora chiare».