Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Battaglin: «Felice, un vero gigante»

Il vicentino, vincitore di Giro e Vuelta nel 1981, e le sfide con Gimondi

- Lorenzo Fabiano

Apri il romanzo rosa, e ti soffermi al Giro del 1973: primo Merckx, secondo Gimondi. Il riassunto di un’epoca. E quello fu anche il primo Giro di Giovanni Battaglin, allora ventunenne neoprofess­ionista di Marostica, nel vicentino, che nel 1981 avrebbe centrato una storica «doppietta» vincendo Giro d’Italia e Vuelta.

«Fu un Giro molto combattuto — racconta Battaglin — vinse Merckx davanti a Gimondi. I “vecchi” erano al timone di comando, ma noi giovani non impiegammo molto a guadagnarc­i il rispetto del gruppo. Quello fu il primo Giro d’Italia sia per me che per Francesco Moser. Bei ricordi...». La notizia dell’improvvisa scomparsa di Felice Gimondi ha scosso il campione di Marostica: «Lho saputo

dal telegiorna­le, ci sono rimasto di sasso — rivela — Felice è stato il più grande ciclista italiano dai tempi di Coppi e Bartali. Con la sua scomparsa se n’è andato uno degli ultimi miti del ciclismo. È un giorno molto triste». A quel Giro, Giovanni fece subito vedere di che pasta era fatto: «Avevo poca esperienza ma a correre con i grandi le ossa te le fai subito. L’ottava tappa arrivava sul Carpegna, salita durissima. Sull’erta finale eravamo rimasti io e Merckx; mi staccò a 100 metri dal traguardo, aveva paura che partissi e mi attaccò. Non riuscii più a riprenderl­o. Gimondi quel giorno perse parecchi minuti». Ma il 1973 è anche l’anno di una delle più belle imprese dell’asso di Sedrina, quando sconfisse il Cannibale al mondiale di Barcellona; e anche lì Giovanni Battaglin c’era. «Sul Montjuic scattai: “vai, vai” mi gridò Felice. A due giri dalla fine ero con i migliori ma forai. Mi riaggancia­i ma pagai lo sforzo con i crampi, sull’ultima ascesa dovetti mollare. Gimondi fu straordina­rio a battere Maertens e Merckx in volata, quella vittoria fu un capolavoro. Felice era un duro, non mollava mai. Andava forte sia in salita che a cronometro, e allo sprint era veloce. Un

po’ gli assomiglia­vo: ero più scalatore di lui, ma con meno spunto in volata».

C’è poi il Tour del 1975, quello che segnò la fine dell’era Merckx: «Avevo un ginocchio

ridotto male, in seguito a una banale caduta da fermo; correvo con le infiltrazi­oni: a Pau, sui Pirenei, Felice vinse l’ultima tappa al Tour della sua carriera. L’indomani sul Peyresourd­e mi trovai insieme a lui; per trequarti della salita siamo andati su dandoci i cambi; in vetta arrivò quarto e quinto io. Pochi giorni dopo i medici mi fermarono: “Mi spiace – disse il medico – ma devi andare a casa perché hai il ginocchio rotto”. Persi la maglia bianca di miglior giovane che passò a Moser». L’anno dopo Gimondi conquistò il suo terzo Giro d’Italia al termine di un appassiona­nte duello con il belga Johan De Muynck: «A 34 anni fu quello l’ultimo acuto della sua carriera. Gimondi era un mito per noi giovani. Ho avuto la fortuna di correre insieme a lui e altri grandi campioni. Sono stati gli anni più belli del ciclismo; non c’erano le radioline, allora i grandi controllav­ano la corsa e stavano davanti con le antenne belle dritte, perché il cerino poteva accendersi da un momento all’altro. È un pezzo di storia che se ne va».

"

Ai Mondiali del ‘73 Sul Montjuic mi gridò «Vai vai!», scattai bene ma arrivarono i crampi: lui poi trionfò in volata

 ??  ?? Tra gli assi Battaglin sulle strade del Giro segue Merckx, dietro Gimondi
Tra gli assi Battaglin sulle strade del Giro segue Merckx, dietro Gimondi

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy