Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Finozzi, un altro leghista allo scoperto «Salvini sbaglia»
VENEZIA Ora, sarà anche vero, come giurano i leghisti che contano, che l’autonomia è «in cima ai pensieri del Capitano». E però anche ieri, nell’atteso discorso al Senato in occasione della fiducia al Conte-bis, Matteo Salvini (chiamato ad un tratto dalla presidente Elisabetta Casellati «Casini», lapsus) non l’ha nominata manco una volta. Eppure i margini ci sarebbero stati, visto che in 22 minuti d’intervento ha parlato un po’ di tutto, da Bibbiano allo «Stato spacciatore», dai decreti sicurezza all’Europa, dalla «Repubblica giudiziaria» alla riforma del Codice degli appalti (proprio così: la riforma del Codice degli appalti). Una seconda delusione, per chi si attendeva sfracelli sul tema: Salvini, infatti, non ne aveva fatto cenno neppure nel discorso tenuto a Palazzo Madama nel giorno della crisi.
Sarà forse per questo che, nonostante le rassicurazioni dei colonnelli del Carroccio, si moltiplicano le voci autorevoli convinte che Salvini, se non proprio contrario come vanno ripetendo dem e Cinque Stelle, sia quanto meno indifferente alla riforma attesa dal Veneto. In un’intervista al Corriere del Veneto, qualche giorno fa, Mario Bertolissi, costituzionalista del Bo tra i padri della bozza presentata dal Veneto, ha detto: «Matteo Salvini è stato troppo tiepido, credo che gliene importasse relativamente per la politica che stava facendo al Sud». Critiche severe sono state espresse sempre da queste colonne dall’ex senatore Paolo Franco e ora è Marino Finozzi, uno dei volti storici della Lega, iscritto dal 1986, ex assessore regionale alle Attività produttive e al Turismo, a criticare «il Capitano»: «Salvini ha lasciato Luca Zaia ed Erika Stefani soli, l’autonomia non era una sua priorità. Ha fatto scelte incomprensibili, che ci hanno lasciato sbalorditi dice al sito AltoVicentino Online - Capisco se avesse fatto cadere il governo per uno scontro sull’autonomia, invece sul tema è stato sempre troppo debole, Salvini non ha mai fatto nulla per il Veneto». Finozzi guida oggi il «Comitato Veneto Autonomo subito», aperto anche ai non leghisti, che ha come punto di riferimento Zaia, a cui gli indipendentisti continuano a chiedere una grande manifestazione di piazza, in Veneto e non a Roma (ma lui ieri si è schermito: «Se porto i veneti in piazza? Credo che se Roma non li ascolta i cittadini ci andranno da soli...»).
Si fa sentire anche un pezzo da novanta come Roberto Maroni: «La Lega Nord? - dice agli Stati Generali - Non c’è più». E sospira: Spero che Salvini riprenda in mano la questione settentrionale». Chissà.