Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Bentivogli­o: «Sarà un bel derby Venezia e Chievo? Nel cuore»

Il centrocamp­ista, adesso al Siena, inquadra la sfida di sabato al Penzo «Non posso fare il tifo: sono le squadre più importanti della carriera»

- Dimitri Canello

VENEZIA Simone Bentivogli­o, è vero che Venezia-Chievo avrebbe potuto viverla non come doppio ex ma sul campo da protagonis­ta?

«Sì, è vero. All’inizio dell’estate c’erano stati contatti col Chievo. Io vivo a Verona, sono molto legato all’ambiente e c’era la possibilit­à concreta di poter tornare. Ma avrei dovuto aspettare e non me la sono sentita».

Perché?

«Perché tante cose in quel momento non erano chiare, non volevo passare un’estate senza certezze, poi è arrivata la telefonata del Siena che mi offriva un biennale e mi sono lasciato convincere».

Che cosa la ha lasciato il Chievo?

«Tantissimo. Ho vissuto i momenti più belli della mia carriera, giocando prima da mezzala, poi da trequartis­ta e anche da vertice basso. Ho giocato in tutti i ruoli e non dimentiche­rò mai la mano che mi tese il presidente Campedelli dopo la vicenda del calcioscom­messe».

La riaccolser­o come uno di famiglia...

«Perché il Chievo è una famiglia vera. Vado ancora spesso a cena con Bostjan Cesar, ho mantenuto rapporti eccellenti anche con Meggiorini, Pellissier e Marcolini. Davvero non essere tornato gialloblù mi è costato».

Come va a Siena? «Aspettiamo più avanti, è troppo presto per rispondere a questa domanda».

Che effetto le fa vedere Garofalo e Domizzi senza una squadra?

«La trovo un’assurdità. Penso sia una conseguenz­a di certi regolament­i sbagliati che ci sono nel mondo del calcio

odierno. Ho accettato la proposta del Siena anche perché non volevo rischiare di trovarmi in una situazione come quella di Maurizio e Agostino, anche se si tratta di due situazioni molto diverse. Domizzi a 40 anni ha fatto una scelta, Garofalo spero ancora che abbia la possibilit­à di dimostrare il suo valore, non è certo un giocatore finito. Anzi».

A distanza di qualche mese: perché il Venezia era retrocesso

La retrocessi­one «Inutile andare adesso a caccia di colpevoli, per fortuna è arrivata la giusta riammissio­ne»

in C?

«Penso che tutto parta dall’addio di Perinetti. Rinaudo aveva seguito un lavoro già impostato, chi è venuto dopo, con tutto il rispetto, non è stato all’altezza di Perinetti. Lui era un fuoriclass­e soprattutt­o nella gestione della settimana di lavoro. E sentivi sempre una presenza rassicuran­te dietro le quinte, avevi sempre la sensazione che ci fosse qualcuno che ti aiutava e ti

tendeva una mano».

Tre allenatori e una lenta agonia: Bentivogli­o, chi sono stati i maggiori colpevoli a bocce ferme?

«Parto subito dicendo che è inutile cercare colpevoli. La mia visione è quella che ho illustrato, poi per fortuna c’è stata la riammissio­ne in B perché la retrocessi­one proprio non aveva senso. E vorrei aggiungere una cosa». Prego...

«Ho apprezzato moltissimo la telefonata di Fabio Lupo. Non lo conoscevo, ma sono bastati dieci minuti per capire che è una grande persona. Magari tutti avessero la sua chiarezza...»

Dove può arrivare questo Venezia?

«Non lo so, ma i miei ex compagni mi parlano benissimo di Lupo e anche di Dionisi, mi hanno detto che si sta ricreando entusiasmo e che è tutto diverso».

Bentivogli­o, sabato per chi farà il tifo?

«Non posso tifare per una delle due. Sono state le due squadre più importanti della mia carriera».

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A centrocamp­o Simone Bentivogli­o con la maglia del Venezia, per lui tre stagioni in arancioner­overde
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