Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Gli alberi divelti dalla tempesta sono un business da 60 milioni
Nelle zone colpite tecnologia e uomini per recuperare il legno
VENEZIA Si aggira sui 60 milioni di euro la stima di quanto si potrà guadagnare dalla vendita degli alberi schiantati da Vaia. E secondo il commissario, il 90% del legno è venduto.
VENEZIA Tempesta Vaia, un anno dopo la montagna veneta è quasi un set hollywoodiano solcato da cingolati- monstre che si inerpicano, radiocomandati da un joystick, nei punti in cui il recupero degli alberi schiantati è proibitivo per le centinaia di operai al lavoro. Un immenso cantiere diffuso che sta realizzando ciò che pareva impossibile di fronte alla tragedia di un anno fa: recuperare e soprattutto vendere i milioni di metri cubi di alberi schiantati. L’ultima stima, destinata a crescere, è di quasi 60 milioni di euro di «realizzo».
In Veneto si stimano fra i 3 e i 4 milioni di metri cubi di tronchi. Di quei 3,5 il 25% resterà dov’è, nei canaloni, precipitato in punti non raggiungibili. La notizia è che del «vendibile» pari a 2,6 milioni di metri cubi di legname, il 90% è stato effettivamente venduto. «Venduto» non significa già trasportato a valle e i venditori sono di diverso tipo. Ci sono vendite fra privati, contratti stipulati dalle Regole montane o aste pubbliche per i terreni di proprietà demaniale. In questi due casi i fondi restano nelle casse pubbliche.
Ciascuno di questi canali di vendita viene puntualmente comunicato alla Forestale, dati che passano subito alla struttura commissariale affidata a Fabrizio Stella. « La scelta di riversare i dati su un’unica piattaforma colorata in cui le aree verdi sono quelle già liberate, quelle blu quelle vendute e quelle rosse quelle in cui si sono segnalati gli schianti. Sui pendii delle nostre montagne stanno lavorando macchinari e attrezzature dotate della migliore tecnologia al mondo, inclusi i “droni di terra” radiocomandati La rimozione delle piante schiantate è quattro volte più rischiosa della normale attività di taglio quindi l’attenzione è massima». Ogni zona, poi, è diversa, l’Agordino, ad esempio, resta indietro a causa dell’alto pericolo di valanghe. Si attendono i paravalanghe. Le tre macroaree più colpite sono Cadore e Val Visdende con 1,5 milioni di metri cubi circa. Nel Vicentino, c’è l’altopiano di Asiago con circa 600 mila metri cubi di legna schiantata. «Ci sono aziende che ancora chiedono di acquistare, - conferma Stella – molti player europei e cinesi». Il prezzo medio a metro cubo è di 20 euro con una forbice che va dai 12 ai 33 euro a seconda della qualità del legname e della difficoltà per rimuoverlo. Che la situazione sia più rosea del previsto – fra Enego e Gallio circa 320mila metri cubi di legna, cioè tutti i lotti messi all’asta, sono andati venduti con quotazioni medie fra i 20 e i 22 euro a metro – dall’altro non mancano le preoccupazioni per i prossimi mesi. In particolare, ci si chiede come intervenire per le «ceppaie», le parti di tronco con i grovigli di radici che rimangono al suolo. «Il materiale caduto è stato quasi tutto venduto – dice il sindaco di Enego, Ivo Boscardin – finora ne è stato disboscato solo una parte, circa 60 mila metri cubi sui 260 mila totali».
Il suo Comune, in particolare nella piana di Marcesina, è stato il più colpito dalle raffiche di vento. A vincere le aste sono state due aziende italiane (Barbieri e Massoni) e soprattutto il colosso DuFerco: ha preso il 70 % del legname e, come noto, lo porterà in Cina. «È un bene, così non si intasa il mercato nazionale – riprende Boscardin – il problema da risolvere saranno le ceppaie al suolo. Ci sono 200 ettari già liberati, sui 1.200 di Enego interessati da Vaia: abbiamo fatto una sperimentazione con un macchinario Trinciaceppe che macina le ceppaie e le rimescola al terreno, sarebbe la soluzione ideale. Ma serve un sostegno economico dalla Regione per l’intervento».
Quel che si farà delle aree svuotate da Vaia «è già deciso, in parte verranno ampliati i pascoli e in parte si pianterà nuovo bosco – commenta Munari, sindaco di Gallio – tigli, aceri e faggi, non più abeti rossi». Abbiamo accettato che il compenso, una media di 22 euro a metro cubo, venga diluito in tre anni».
«Il prossimo step – rassicura Stella sono proprio le ceppaie. L’università di Padova sta facendo dei test per la loro rimozione con l’esplosivo e anche con mezzi meccanici. Quello che stiamo facendo è creare un modello che serva anche in tempo di pace. Ciò che resterà di buono da questa vicenda».