Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Quell’invito di Buzzi: «Stiamo concentrat­i il finale è il più difficile»

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VENEZIA «Siamo quasi arrivati, ma non perdiamo la concentraz­ione. Le ultime miglia sono le più difficili». Lo avrebbe detto Fabio Buzzi a circa 40 miglia da Venezia. Poi, la volata finale e all’improvviso l’impatto contro la lunata. Nessuno ha urlato negli attimi precedenti allo schianto, segno che nessuna delle quattro persone a bordo dell’off-shore si è accorto della scogliera. L’unico sopravviss­uto al tragico incidente di martedì sera alla bocca di porto del Lido, Mario Invernizzi, si è salvato perché davvero un istante prima dell’impatto si è alzato in piedi. Il tempo di fare un unico passo per andare dietro il sedile ed è volato in acqua, altrimenti sarebbe morto come l’imprendito­re della motonautic­a di 76 anni Fabio Buzzi, il pilota olandese Erich Hoorn e l’imprendito­re Luca Nicolini. «Venerdì sera Invernizzi è stato dimesso dall’ospedale ed è stato sentito dal procurator­e capo Bruno Cherchi e dal pm Andrea Petroni», dice il suo avvocato Marcello Perillo. L’inchiesta – per adesso senza indagati – è aperta per omicidio colposo e naufragio. «La procura gli ha chiesto ogni dettaglio di quel viaggio organizzat­o da Buzzi per battere il record della Montecarlo – Venezia», spiega il legale. Un primato che è stato stabilito poco prima dell’impatto: oltre 1.200 miglia nautiche a più di cento chilometri orari in 18 ore e 32 minuti. Secondo quanto emerso finora nelle indagini, Buzzi avrebbe pilotato l’off-shore lungo tutta la costa ovest. Dopo una tappa avrebbe preso il comando Invernizzi guidando per sette ore. A circa 50 miglia da Venezia Buzzi avrebbe ripreso il comando. Nei sedili davanti sembra che fossero seduti lo stesso 76enne e il pilota Hoorn, mentre dietro ci sarebbero stati Invernizzi e Nicolini. Ormai a Venezia, Invernizzi si sarebbe slegato per preparare le valigie, dietro il suo sedile. La barca ha rallentato (di poco). Gli unici movimenti che ha fatto sono stati togliersi la cintura e mettere un piede tra i due sedili, poi il motoscafo si è schiantato. Una questione di pochi secondi — tre, cinque — sufficient­i a salvargli la vita. Gli esperti di Assonautic­a hanno ipotizzato che Buzzi abbia messo a tutto schermo solo il visore a infrarossi, che segnala cioè i corpi caldi (per vedere le barche dei pescatori) e non quelli freddi come la lunata. (e.bir.)

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