Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Le sette dinastie» Lotte di potere nel ‘400 di Strukul
Il nuovo romanzo di Strukul ci porta nell’Italia del ‘400, dilaniata da lotte per il potere. «La storia ci insegna molte cose, siamo divisi oggi come lo eravamo allora»
Filippo Maria Visconti duca di Milano dalla torre del castello guarda «con voluttà» la decapitazione della moglie Beatrice. È lui il mandante. Quando la lama squarcia il collo di netto, scenderà dalla torre e trascinerà per i capelli la testa mozzata. Lasciando dietro di sè una scia di sangue si dirigerà con la testa verso il porcile. Parte da questo episodio il prologo dell’ultima fatica dello scrittore padovano Matteo Strukul Le Sette dinastie (Newton Compton, 544 pagine, 9,90 euro), enciclopedico romanzo storico da ieri in libreria, che affronta la storia e le gesta di sette famiglie e sette sovrani. Ambientato tra sei città, trasporta i lettori nell’Italia del XV secolo, dilaniata da guerre, intrighi, tradimenti. Tra Milano con i Visconti e gli Sforza, Venezia con i Condulmer, Ferrara e gli Estensi, Firenze e i Medici, Roma con i Colonna e i Borgia, Napoli e gli Aragonesi: un’altra grande saga sulle dinastie e sulle guerre per il potere, lunga cento anni. Un lavoro enorme, che Strukul ha affrontato con la consueta attenzione e profondità nella ricerca storica e iconografica, unite al talento narrativo.
Raccontare sette dinastie e una moltitudine di personaggi diversi, circa un centinaio, è stata dura?
«Un lavoro mostruoso. Ho dovuto gestire circa cento anni di storia. E sei città, quindi un “teatro” della narrazione che si spostava continuamente. A un certo punto ero disperato, questa “bestia” di romanzo continuava a crescere: era diventato il doppio rispetto al mio progetto iniziale. Non finivo mai di scoprire dettagli storici incredibili, che lasceranno senza fiato il lettore. Tutto vero».
Come è nata l’idea di questo romanzo?
«Mentre affrontavo la saga I Medici e il libro su Michelangelo, mi chiedevo in quale altro modo avrei potuto ancora rendere omaggio al Rinascimento. L’idea di raccontare Milano, Venezia, Roma, Firenze, Ferrara, Napoli attraverso le proprie famiglie, era un progetto terrificante e magnifico. Come affrontare la sfida? Sono partito da Jacob Burckhardt La civiltà del Rinascimento in Italia, che mi ha consigliato Raffaello Avanzini, così da avere un quadro il più possibile chiaro e completo. E poi ho continuato con letture doverose come I Promessi Sposi e Storia della colonna infame di Alessandro Manzoni e Rinascimento privato di Maria Bellonci. A questo ho aggiunto un lunghissimo lavoro di ricerca».
Chi sono i personaggi raccontati nel libro a cui è più legato?
«Tra i miei preferiti c’è Filippo Maria Visconti. E poi Bianca Maria Visconti, figlia illegittima che diventa duchessa sposando a sua volta un illegittimo. Eroina e antieroina, come piace a me. E Caterina Sforza, la tigre di Forlì, bimba che crescerà in fretta e diventerà l’erede di Bianca Maria Visconti. Naturalmente anche Gabriele Condulmer, il “Papa veneziano”».
Scoprire la storia del Quattrocento, l’Italia divisa, le guerre, quanto attuale è, pensando all’Italia di oggi? E cosa insegna?
«La storia non viene studiata, altrimenti di sicuro potrebbe insegnare qualcosa. Eravamo divisi allora e lo siamo oggi, ma all’epoca c’era l’egemonia culturale dell’Italia che la faceva spiccare in tutto il mondo. Ora stiamo come nel Quattrocento, ma senza egemonia culturale».
«È la scelta rivoluzionaria dell’editore Newton Compton: libri di qualità a prezzi super popolari. Un progetto vincente. È importante convincere nuovi lettori, anche questo è un modo».
Il romanzo storico è oggi uno dei filoni più letti e tra i più venduti
«Grazie anche al festival Chronicae ho contribuito a fare conoscere e diffondere i romanzi storici. Ora sono tra i più venduti: la mia saga I Medici, ma anche M di Scurati e Madrigale senza suono di Andrea Tarabbia che ha vinto il Premio Campiello, solo per citarne alcuni».
Progetti futuri?
«Sto lavorando a un film e non posso dire di più».