Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Nordest, la forbice del credito

Aumentano i prestiti alle famiglie ma le imprese in un anno perdono un miliardo e mezzo

- Nicoletti

VENEZIA La «forbice» del credito, evidenziat­a dal rapporto di Bankitalia per il Veneto, rivela una contraddiz­ione sempre più eclatante. Da un lato, in un anno un altro miliardo e mezzo in meno è andato alle imprese (74,3 miliardi il plafond totale, che rispetto al 30 giugno del 2018 vuol dire una diminuzion­e del 2%). Mentre i prestiti alle famiglie sono in continuo aumento: 46,7 miliardi (+3,1%), un dato che pone la nostra regione tra le posizioni di testa in Italia.

VENEZIA Credito, in un anno 1,5 miliardi in meno alle imprese. Mentre i prestiti alle famiglie aumentano ancora. A guardarla nel raffronto tra le cartine che mostrano le variazioni territoria­li, la «forbice» del credito in Veneto appare sempre più eclatante. Da un lato i prestiti alle imprese fotografat­i a metà 2019, 74,3 miliardi, che segnano un -2% rispetto a un anno prima. E dove il Veneto brilla di un rosso acceso, in coda com’è davanti solo a Trentino (-5,6%), Liguria (-4,8%), Umbria (-3,1%) e Marche (-2,1); ben dietro a Toscana (-1,6%), Lombardia (-1,3%), Emilia (-0,9%) e Piemonte (-0,1%). Dall’altro, nei prestiti alle famiglie, 46,7 miliardi, il Veneto si ritrova in testa, +3,1%, al pari di Lombardia e Lazio, Emilia e Piemonte.

È il quadro che emerge dall’indagine di Banca d’Italia su banche e istituzion­i finanziari­e, aggiornata al secondo trimestre 2019. Da cui esce l’ulteriore caduta del credito alle imprese. Il dato degli stock è e eclatante. In un anno si sono persi 5,6 miliardi, tra i 79,9 miliardi di giugno 2018 e i 74,3 di metà 2019. Ma, avverte Banca d’Italia, il dato va depurato di rettifiche, cartolariz­zazioni e cessioni di prestiti problemati­ci; la sostanza è che la caduta si ferma al 2 per cento, un terzo del totale. Cioè nella sostanza un miliardo e e mezzo in meno.

L’altro dato che esce è il taglio dei prestiti alle piccole imprese, che scende ad un tasso doppio rispetto alla media: -4,2% contro -2%. La non proporzion­alità la si percepisce anche dai dati lordi, dove le piccole imprese perdono 1,4 miliardi, di fatto come l’industria (-1,3), nonostante la consistenz­a sia dimezzata: 16,3 miliardi a metà 2018, che scendono a 14,9, per le piccole, a fronte dei 29,1 per l’industria, che calano a 27,7.

«Si conferma il trend degli ultimi anni, nonostante la domanda non sia in calo, con il credito che crolla per le micro dice sul fronte piccole imprese, Paolo Zabeo della Cgia di Mestre -. Frutto dei tassi a zero, con le banche che non hanno più vantaggio a far credito e che hanno cambiato mestiere. Unico baluardo, per quanto ‘incerottat­e’, sono rimaste le Bcc. E alle difficoltà per le micro si aggiungono i tempi di pagamento che tornano ad allungarsi».

Ma c’è chi fa notare anche, a controbila­nciare, l’effetto calo degli investimen­ti delle imprese, la maggior rischiosit­à vista dalle banche per le micro, e lo sviluppo di forme alternativ­e di finanziame­nto, dai minibond al fintech. Elementi ben presenti anche tra le microimpre­se. «Non me la sento di tirar la croce addosso alle banche - dice il leder di Confartigi­anato, Agostino Bonomo -. Un’apertura di credito per liquidità di 5060 mila euro e una per investimen­ti da centomila hanno costi per le banche pari a quelli di grandi operazioni. Senza contare le incertezze sull’export che stanno fermando i mutui per investimen­ti e la riforma della crisi d’impresa». E gli antidoti per le micro? «Attrezzars­i sulla pianificaz­ione finanziari­a. E poi, come Confartigi­anato, l’adesione alla piattaform­a Fintech guidata da un manager come Roberto Nicastro, la convenzion­e con il Mediocredi­to centrale sui costi delle garanzie e gli accorpamen­ti tra i nostri Confidi».

Mosse consigliat­e anche dai consulenti. «Le banche stanno stringendo i criteri di valutazion­e e sono più disposte a ragionare su progetti di investimen­to che su richieste di liquidità. E si affidano sempre più a sistemi di valutazion­e come i rating - spiega Sergio Tomasetto, alla guida di Bankabile, struttura di mediazione creditizia di Vicenza -. Anche per le Pmi è fondamenta­le riordinare bilanci, mettendo nero su bianco progetti di sviluppo e business plan. E mostrando le prospettiv­e di un’azienda su patrimonio e capacità di generare utili e cassa».

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Penalizzat­e Lavorazion­i in una impresa artigiana. Microimpre­se penalizzat­e sul fronte del credito

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