Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Buy Veneto, il nostro turismo tira ancora «Forte interesse per mete alternative, quest’anno più 1%»
VENEZIA Visitare Treviso e approfittarne per scoprire anche le colline di Valdobbiadene, inforcare le biciclette per attraversare i colli euganei e magari abbandonarsi all’esplorazione enogastronomica. Scegliere di sposarsi a Venezia, ma anche a Verona, o in un piccolo borgo nascosto del verde della Marca, o tra le Dolomiti. Con duecento buyer internazionali provenienti da 56 Paesi diversi (dieci in più rispetto allo scorso anno), 262 imprese turistiche arrivate sul posto con 468 operatori e oltre 5.300 appuntamenti fissati in agenda la diciottesima edizione di Buy Veneto rappresenta senza dubbio un termometro importante, capace tanto di mostrare lo stato di salute del turismo regionale, quanto di indicare le tendenze che caratterizzeranno le prossime stagioni, dalla cima delle Alpi fino alle spiagge dei litorali.
D’altronde è lo stesso governatore Luca Zaia, ieri affiancato dall’assessore al
Chi compra il turismo Oltre 200 buyer di 56 paesi diversi all’opera, già fissati 5300 appuntamenti
Turismo Federico Caner, a ribadire quanto sia essenziale anticipare i sussulti del mercato: «Dieci anni fa c’era chi scommetteva sulla morte imminente dei motori di ricerca online - ricordava - Per fortuna non li abbiamo ascoltati». Ma il rischio di perdere un treno è sempre dietro l’angolo, tanto che Zaia e Caner nei loro saluti inaugurali sono tornati spesso sulla necessità di accelerare quei fronti in cui la ricettività veneta risulta ancora impegnata a rincorrere. «Il turismo esperienziale, l’extralaberghiero, le ferie brevi, sono movimenti da intercettare presto». Non che in Veneto manchino le risposte del settore - su 480 mila posti letto solo 180 mila sono materassi di alberghi - ma serve un’organizzazione più coesa: «Il fenomeno Airbnb esiste, è inutile nascondere la testa sotto la sabbia - ammoniva Zaia Rischiamo di fare come con il glamping, il camping di lusso, che è nato qui ma non è riuscito a mettere radici perché non c’erano norme adeguate. Tra le richieste e le proposte degli operatori ci sono idee innovative, come un albergo di case sugli alberi, nel bosco. Dobbiamo poterle intercettare». Ad esempio come si sta suggerendo di fare nelle colline del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene, dove i microcasolari contadini si prestano a diventare camere d’hotel diffuso. «Abbiamo fornito 33 milioni di euro a fondo perduto alle montagne, riuscendo ad attivare 100 milioni di investimenti privati - ricordava Caner - Lo stesso nella pianura. E un po’ alla volta promuoviamo tutte le nostre eccellenze, tutti i nostri siti Unesco, ad esempio». È quello che chiedono gli stessi operatori, che dopo essere stati accontentati nell’organizzazione di appuntamenti mirati, tematici - come l’incontro di Longarone con 40 buyer montani - e con una chiamata allargata soprattutto verso Russia, Usa e Cina, hanno dimostrato di apprezzare ancora le città d’arte, le spiagge e le montagne venete (alla fine, nonostante qualche difficoltà a metà anno dovuta al maltempo, anche il 2019 si chiuderà a segno positivo) ma vogliono anche nuovi itinerari e pacchetti cicloturistici ed enogastronomici, scelgono il Veneto per giocare a golf e per il turismo «romantico»: sempre più coppie scelgono di sposarsi qui, e non per forza in laguna. «Abbiamo settanta milioni di presenze, 20 milioni di arrivi. Continuiamo a crescere dopo anni record - insisteva Zaia paura della concorrenza internazionale? Fino a un certo punto: noi siamo a +1 per cento, la Spagna ha registrato -5».