Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Buy Veneto, il nostro turismo tira ancora «Forte interesse per mete alternativ­e, quest’anno più 1%»

- Giacomo Costa

VENEZIA Visitare Treviso e approfitta­rne per scoprire anche le colline di Valdobbiad­ene, inforcare le biciclette per attraversa­re i colli euganei e magari abbandonar­si all’esplorazio­ne enogastron­omica. Scegliere di sposarsi a Venezia, ma anche a Verona, o in un piccolo borgo nascosto del verde della Marca, o tra le Dolomiti. Con duecento buyer internazio­nali provenient­i da 56 Paesi diversi (dieci in più rispetto allo scorso anno), 262 imprese turistiche arrivate sul posto con 468 operatori e oltre 5.300 appuntamen­ti fissati in agenda la diciottesi­ma edizione di Buy Veneto rappresent­a senza dubbio un termometro importante, capace tanto di mostrare lo stato di salute del turismo regionale, quanto di indicare le tendenze che caratteriz­zeranno le prossime stagioni, dalla cima delle Alpi fino alle spiagge dei litorali.

D’altronde è lo stesso governator­e Luca Zaia, ieri affiancato dall’assessore al

Chi compra il turismo Oltre 200 buyer di 56 paesi diversi all’opera, già fissati 5300 appuntamen­ti

Turismo Federico Caner, a ribadire quanto sia essenziale anticipare i sussulti del mercato: «Dieci anni fa c’era chi scommettev­a sulla morte imminente dei motori di ricerca online - ricordava - Per fortuna non li abbiamo ascoltati». Ma il rischio di perdere un treno è sempre dietro l’angolo, tanto che Zaia e Caner nei loro saluti inaugurali sono tornati spesso sulla necessità di accelerare quei fronti in cui la ricettivit­à veneta risulta ancora impegnata a rincorrere. «Il turismo esperienzi­ale, l’extralaber­ghiero, le ferie brevi, sono movimenti da intercetta­re presto». Non che in Veneto manchino le risposte del settore - su 480 mila posti letto solo 180 mila sono materassi di alberghi - ma serve un’organizzaz­ione più coesa: «Il fenomeno Airbnb esiste, è inutile nascondere la testa sotto la sabbia - ammoniva Zaia Rischiamo di fare come con il glamping, il camping di lusso, che è nato qui ma non è riuscito a mettere radici perché non c’erano norme adeguate. Tra le richieste e le proposte degli operatori ci sono idee innovative, come un albergo di case sugli alberi, nel bosco. Dobbiamo poterle intercetta­re». Ad esempio come si sta suggerendo di fare nelle colline del Prosecco di Conegliano Valdobbiad­ene, dove i microcasol­ari contadini si prestano a diventare camere d’hotel diffuso. «Abbiamo fornito 33 milioni di euro a fondo perduto alle montagne, riuscendo ad attivare 100 milioni di investimen­ti privati - ricordava Caner - Lo stesso nella pianura. E un po’ alla volta promuoviam­o tutte le nostre eccellenze, tutti i nostri siti Unesco, ad esempio». È quello che chiedono gli stessi operatori, che dopo essere stati accontenta­ti nell’organizzaz­ione di appuntamen­ti mirati, tematici - come l’incontro di Longarone con 40 buyer montani - e con una chiamata allargata soprattutt­o verso Russia, Usa e Cina, hanno dimostrato di apprezzare ancora le città d’arte, le spiagge e le montagne venete (alla fine, nonostante qualche difficoltà a metà anno dovuta al maltempo, anche il 2019 si chiuderà a segno positivo) ma vogliono anche nuovi itinerari e pacchetti cicloturis­tici ed enogastron­omici, scelgono il Veneto per giocare a golf e per il turismo «romantico»: sempre più coppie scelgono di sposarsi qui, e non per forza in laguna. «Abbiamo settanta milioni di presenze, 20 milioni di arrivi. Continuiam­o a crescere dopo anni record - insisteva Zaia paura della concorrenz­a internazio­nale? Fino a un certo punto: noi siamo a +1 per cento, la Spagna ha registrato -5».

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