Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Il primario ha falsificat­o la cartella clinica»

Il pm Gava chiede due anni per Cicciarell­a: l’accusa è di aver tolto l’utero a una donna incinta

- Alberto Zorzi

VENEZIA «Quando la paziente è stata sottoposta all’operazione di asportazio­ne dell’utero, c’era in corso una gravidanza evolutiva. Il dottor Cicciarell­a, medico curante della signora e poi primo operatore, va condannato a due anni, anche perché ha gravemente inquinato il quadro probatorio, inserendo ex post nella cartella clinica elementi fasulli». E’ stata una requisitor­ia pesante, quella del pm Giorgio Gava nel delicato processo che vede imputato l’ex primario di Ginecologi­a dell’Ospedale Civile di Venezia, Raffaele Cicciarell­a, e i colleghi Maurizio Montavoci e Daniele Cavoli, tutti accusati di lesioni colpose gravi e aborto colposo: per questi ultimi sono stati chiesti rispettiva­mente 6 e 8 mesi.

Secondo l’accusa i tre medici sarebbero responsabi­li, a vario titolo, di aver portato all’operazione del 22 ottobre 2015 una paziente allora 37enne, senza accorgersi che fosse incinta e dunque facendole firmare un consenso informato «invalido», perché mancava una parte fondamenta­le, «creandole una grave menomazion­e e privandola della facoltà di procreare».

«Ci sono almeno sei elementi a conferma che la donna fosse incinta - ha detto il pm Gava - in primis il valore del Beta Hcg, ma anche i sintomi di spossatezz­a e nausea e l’interruzio­ne del ciclo mestruale. Non ci sono ipotesi alternativ­e». Secondo le difese, che ieri hanno cominciato le arringhe con l’avvocato Antonio Turrisi, questa ricostruzi­one è tutta da dimostrare, dato che si poteva trattare anche di una gravidanza extrauteri­na o di un aborto spontaneo. Il pm ha lanciato pesanti accuse – seppur non contestate tra le imputazion­i – contro Cicciarell­a, accusandol­o di aver scritto ex post sulla cartella clinica del suo studio privato un appunto falso del 7 ottobre 2015. «Documento artificios­amente predispost­o per precostitu­irsi un alibi», ha detto Gava, visto che non si parlava di un’emorragia che la donna dice di avergli riferito. Il pm ha poi ipotizzato che anche l’esame istologico successivo, dove non erano stati visti feti, potesse essere stato «addomestic­ato» per non inguaiare l’Usl, accusando poi il primario di aver fatto sparire per alcuni giorni l’esame Beta Hcg. Accuse che gli avvocati Augusto Palese e Gian Luca De Biasi respingono: «E’ la prima volta che emergono, non c’è nulla di vero».

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Al Civile L’operazione è avvenuta il 22 ottobre del 2015 all’Ospedale Civile di Venezia

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