Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Più igiene e meno fatica Così il lavoro è cambiato»

- Giulia Busetto

VENEZIA È un lavoro sporco ma qualcuno lo deve pur fare. Sì, forse trent’anni fa, «quando lo spazzino in barca raccogliev­a i sacchetti e li lanciava all’interno del cassone. Ora è un lavoro molto più pulito. La lavorazion­e è igienica e meno impattante per la salute del netturbino».

Lo dice il loro capo veneziano, Federico Adolfo, direttore dei servizi ambientali di Veritas. Sveglia ancora alle 4, certo, ma sono aumentate le tecnologie per il trasporto e la divisione del pattume, tanto in laguna quanto in terraferma: «La qualità del lavoro è tutta un’altra cosa rispetto al passato - spiega - senza dimenticar­e si tratta di un posto sicuro in una grande azienda». E poi l’operatore ecologico del nuovo millennio suda di meno, anche se perde più tempo con la raccolta differenzi­ata. Prendiamo il centro storico veneziano: prima era costretto a caricare a mano i sacchi, oggi invece la sua barca è provvista di compattato­re: un marchingeg­no che li smista grazie a un pressore in grado di spingere da una parte l’indifferen­ziata e dall’altra la differenzi­ata. Oggi sono in 230 i netturbini in centro storico, a cui si aggiungono 80 piloti di barche. Dalle 6 alle 8:30 spazzano calli e campielli, dalle 8 e 30 suonano in coppia ai campanelli delle abitazioni. Uno con un carro per la raccolta della differenzi­ata, l’altro con quello per l’indifferen­ziata, in attesa del sacco d’immondizia che i residenti consegnano sulla soglia. «Il porta a porta fa ha migliorato l’igiene. Non ci sono più gabbiani che rompono i sacchi lasciati fuori, né topi intorno. Certo è un lavoro che oggi richiede più tempo: ad ogni suonata di campanello bisogna aspettare almeno un minuto perché chi ci abita apra e consegni i sacchi».

Alle 12.30 il netturbino veneziano ha finito il suo turno mattutino. Lo stesso vale per il mestrino e per gli autisti dei mezzi che raccolgono il contenuto dei cassonetti. Oggi loro dall’abitacolo non scendono più, al riparo dalle intemperie: «Tecnologie e mezzi sono diversi rispetto a trent’anni fa. Le telecamere, ad esempio, all’interno di una cabina personaliz­zata». Il cassone viene automatica­mente inforcato e scaricato. «Anche qui è aumentato il comfort ma con la raccolta differenzi­ata si allungano i tempi. Svuotarne uno o svuotarne tre è diverso».

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