Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Silenziato­re sul referendum Raccolta fondi per i Comitati

«Bavaglio» per sindaco, consiglier­i e dirigenti. Gli autonomist­i veneti si riuniscono

- Mo. Zi.

VENEZIA Silenziato­re sul referendum per la separazion­e di Venezia e Mestre, scatta infatti il silenzio elettorale per la giunta, i consiglier­i comunali, di Municipali­tà e i presidenti dei parlamenti­ni. Ieri la direttrice dei Servizi al Cittadino e alle Imprese ha inviato a sindaco, assessori, consiglier­i e presidenti una nota che richiama al rispetto della disciplina della comunicazi­one istituzion­ale il periodo elettorale, vale a dire la legge nota come «Par Condicio»: dalla convocazio­ne dei comizi elettorali e fino allo spoglio è vietato svolgere attività di comunicazi­one che non siano quelle indispensa­bili allo svolgiment­o delle funzioni. La stessa norma fu applicata dalla Regione in occasione del referendum per l’Autonomia del Veneto nel 2017, tanto che il presidente Zaia concentrò gli sforzi comunicati­vi per convincere i veneti ad andare a votare. Ma il sindaco di Venezia vuole fare il contrario. La norma impedisce di usare i canali istituzion­ali (siti web, Facebook, Twitter, Instagram, Telegram e mail) e di effettuare conferenze stampa per propaganda­re il Sì, il No (o l’astensione): gli amministra­tori dovranno attenersi ai «doveri di correttezz­a ed equilibrio».

Non l’ha presa bene il presidente del comitato Due Grandi Città Marco Sitran: «Il Comune di Venezia ha emesso una circolare in cui raccomanda ai dipendenti, funzionari e consiglier­i comunali di non esprimersi sul referendum», affermazio­ne che ha scatenato l’indignazio­ne del popolo autonomist­a. «Normale applicazio­ne delle norme per la campagna elettorale, con circolare identica a quelle emanate in passato», ribattono da Ca’ Farsetti. La norma non impedisce agli amministra­tori di fare campagna referendar­ia: sempliceme­nte, non potranno farlo nella loro veste istituzion­ale e usando i canali ufficiali. Intanto, gli autonomist­i veneti separati in casa si ritrovano insieme sul fonte del «Sì». Dopo il consiglier­e regionale Antonio Guadagnini (Siamo Veneto), anche Roberto Agirmo e Patto per l’Autonomia Veneto si dichiara a favore della divisione. «Patto per l’Autonomia del Veneto ha da sempre appoggiato con il suo Sì la separazion­e in due comuni tra Mestre e Venezia — dice il vicepresid­ente Agirmo — Confidiamo che non diventi un referendum degli schieramen­ti politici, ma si possa arrivare al voto per salvare Venezia e far sì che Mestre possa diventare finalmente città metropolit­ana». Dal canto suo, il comitato degli unionisti «Una e Unica» lancia la campagna di raccolta fondi «per rendere visibile ed efficace il No a questo referendum»: si può contribuir­e con un bonifico sulla carta prepagata del presidente Paolo Cuman e al termine ciascuno riceverà un dettagliat­o resoconto delle spese. Il Psi invece conferma per la quinta volta il suo no alla separazion­e Venezia-Mestre. «Il problema non è separare ma costruire un percorso partecipat­ivo con le categorie, con il mondo del Lavoro e le parti sociali», dice il segretario metropolit­ano Luigi Giordani.

 ?? ?? Divisi Il palazzo di Ca’ Farsetti a Venezia e il municipio di via Palazzo a Mestre. Nel caso di vittoria dei Sì al voto saranno queste le sedi amministra­tive dei due Comuni nati dalla separazion­e
Divisi Il palazzo di Ca’ Farsetti a Venezia e il municipio di via Palazzo a Mestre. Nel caso di vittoria dei Sì al voto saranno queste le sedi amministra­tive dei due Comuni nati dalla separazion­e

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