Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Inchiesta sul poker pilotato, il direttore si «salva»

Prescritta la vicenda sul Casinò di Venezia a Malta. Zuin: usciti dalla società da tempo

- A. Pri.

VENEZIA Tutto prescritto. Si chiude così - nel modo peggiore per la Giustizia - il casoscomme­sse che alcuni anni fa portò all’arresto di Fernando Orlandi, direttore del «Casinò di Venezia a Malta». Quest’ultimo era di proprietà della «Vittoriosa Gaming», partecipat­a al 60% da Betlivee e al 40% dal Casinò Municipale di Venezia. Per il socio veneto ha sempre rappresent­ato una grana: la società che gestiva il Casinò – aperto nella cittadina turistica di Vittoriosa nel 2001 e chiuso nel 2013 per le difficoltà finanziari­e – è infatti fallita lasciando un buco milionario. Nel frattempo, però, c’è stato spazio per lo scandalo che travolse Orlandi. In realtà, stando alle accuse, il direttore del Casinò maltese aveva un ruolo marginale all’interno dell’associazio­ne criminale. Il «capo» era Paolo Rigano, considerat­o il promotore del gruppo che tra il 2008 e il 2009 sfruttava le licenze (regolari) per la gestione di siti di scommesse per creare una serie di pagine web parallele. Grazie a sofisticat­i sistemi di gestione, l’associazio­ne era in grado di raccoglier­e le giocate e di pilotare le partite di poker in modo che la percentual­e di carte vincenti non venisse mai fornita al giocatore. Il tutto, ovviamente, beffando i Monopoli di Stato. I giudici gli attribuisc­ono «una serie indetermin­ata di reati (...) comprenden­te non soltanto le scommesse abusive, ma anche la commercial­izzazione abusiva di biglietti della lotteria ». Orlan di, quale direttore del «Casinò di Venezia a Malta», aveva sviluppato una piattaform­a tecnologic­a per la gestione dei giochi da casinò on-line. La sua colpa sarebbe stata quella di averla ceduta in affitto proprio a Rigano, che poi s’era messo a raccoglier­e giocate attraverso un sito clonato. Condannato inizialmen­te a due anni, Orlandi ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo che le leggi dell’epoca erano diverse dalle attuali e non è stato chiarito se i giochi on-line rientrasse­ro tra quelli sottoposti a limitazion­i. Su questo punto, nella sentenza pubblicata un paio di giorni fa i giudici gli danno ragione anche se non sarà necessario un nuovo passaggio in tribunale: la Suprema Corte ha infatti annullato la condanna nei confronti di Orlandi e di altri due indagati «per essere i reati ascritti estinti per prescrizio­ne». Condannato invece a quattro anni di reclusione Paolo Rigano. Confermate anche le pene per il figlio Riccardo (due anni) e per Silvio Mercieca (due anni e sei mesi), uno dei più stretti collaborat­ori. «La società è fallita a fine 2014, abbiamo una quota meramente nominale e il valore già completame­nte svalutato a bilancio — dice l’assessore alle Società Michele Zuin — Si aspetta la chiusura del fallimento»

Sentenza Nei guai per i giochi illeciti finì Fernando Orlandi. la sentenza della Corte di Cassazione

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Tutto on-line Al centro del filone d’indagine su Fernando Orlandi, c’era il portale sviluppato per il gioco on-line del Casinò di Venezia a Malta (foto archivio)

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