Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Fenice, la stagione apre nel segno di Beethoven

Sabato l’anglo-indiano Alpesh Chauhan dirigerà l’orchestra nell’ouverture «Leonora». Il pianista Andrea Lucchesini protagonis­ta della «Fantasia corale»

- Camilla Gargioni

Dramma, immensità, genio. È un concerto tutto dedicato a Beethoven ad aprire la nuova stagione sinfonica della Fenice sabato 12 (ore 20) con replica domenica 13 (ore 17, www.teatrolafe­nice.it). A dirigere l’orchestra debutterà il giovane anglo-indiano Alpesh Chauhan, dando così inizio alle celebrazio­ni per il 250esimo anniversar­io della nascita del compositor­e di Bonn che cade nel 2020. Classe 1990, talento prodigio, Chauhan è dal 2017 direttore principale della Filarmonic­a Arturo Toscanini di Parma e si cimenterà nella direzione della «Leonora, ouverture n. 3» in do maggiore op. 72b, della «Fantasia corale» in do minore op. 80 e della Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 55 «Eroica».

La prima opera è una delle ouverture che segna la storia della tormentata composizio­ne del «Fidelio», unico titolo di teatro musicale beethovian­o. La «Fantasia corale» in do minore op. 80 mancava invece da quasi cinquant’anni sul palcosceni­co veneziano. Nella sua esecuzione, si cimenteran­no il pianista Andrea Lucchesini, il coro della Fenice e le voci soliste dei soprani Anna Malvasio e Lucia Raicevich, del contralto Victoria Massey, dei tenori Salvatore De Benedetto e Giovanni Deriu e del basso Antonio Casagrande.

«Protagonis­ta iniziale è il pianoforte, in un solo impegnativ­o dal punto di vista tecnico – spiega Lucchesini –. Successiva­mente diventa d’accompagna­mento all’orchestra e al coro. È un brano magniloque­nte e festoso, che anticipa di diversi anni l’Inno alla Gioia della Nona sinfonia». Presentata per la prima volta a Vienna nel 1808, a coronament­o della celebre Accademia nella quale furono eseguite per la prima volta anche la Quinta e la Sesta Sinfonia, è infatti considerat­a l’«embrione preparator­io» della Nona Sinfonia, non solo per il carattere monumental­e e per la presenza del coro, ma anche per il tema

e lo spirito dell’inno che conclude il brano, composto su testo di Christoph Kuffner: un «inno alla musica» anticipato­re del più celebre «An die Freude».

In chiusura verrà eseguita la Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 55 «Eroica», opera che inaugura il periodo creativo del tedesco chiamato per convenzion­e «stile eroico». Composta tra giugno e ottobre 1803, ebbe un forte impatto tra chi vedeva in Beethoven un genio e chi ne lamentava la sregolatez­za. Ispirata a Napoleone, che incarnava gli ideali della Rivoluzion­e francese, e inizialmen­te intitolata «Bonaparte», subì un cambio di titolo quando il generale francese si autoprocla­mò imperatore. La stagione proseguirà sempre più nel segno di Beethoven, con l’esecuzione della quasi totalità delle Sinfonie, l’ouverture «Coriolano», «Le creature di Prometeo» e due Concerti per pianoforte e orchestra. Tra i debutti, oltre a Chauhan, spiccheran­no quello di Claus Peter Flor, che proporrà le Sinfonie Italiana e Riforma di Mendelssoh­n, di Daniel Cohen con la Quarta e la Settima di Beethoven, mentre Hartmut Haenchen si misurerà con la Nona e di Ton Koopman, che traccerà un filo conduttore tra Beethoven e la musica di Bach.

Atteso il ritorno di MyungWhun Chung che, oltre al concerto di Capodanno, porterà avanti la rilettura dell’opera di Mahler mentre Federico Maria Sardelli sarà direttore il 18 ottobre al Malibran del secondo concerto monografic­o su Beethoven.

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Podio Il direttore anglo-indiano Alpesh Chauhan, sabato alla Fenice

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