Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
La Finanza a Comar, inchiesta della Corte dei Conti
Acquisiti documenti. L’ipotesi di operazioni passate sospette segnalate anche dai commissari
VENEZIA La Corte dei Conti ha acceso un faro su Comar, l’azienda del Consorzio Venezia Nuova che si occupa degli appalti del Mose. L’inchiesta è nelle mani del procuratore capo Paolo Evangelista che ha delegato il Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Venezia ad acquisire della documentazione per chiarire i rapporti tra i due soggetti. E le fiamme gialle proprio ieri mattina si sono presentate alla sede di Comar all’Arsenale per eseguire l’incarico. L’ipotesi nasce da esposti, ma gli stessi commissari del Cvn Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola nel corso di questi anni hanno trasmesso alcune segnalazioni alla procura contabile su operazioni sospette, ovviamente del passato. Che ci fossero delle cose che non quadravano lo dimostra anche il fatto che i commissari del Consorzio – nominati dalla Prefettura di Roma su indicazione dell’Anac a fine 2014, pochi mesi dopo lo scandalo e gli arresti del 4 giugno – hanno chiesto alla stessa Anticorruzione di commissariare pure Comar, cosa che è avvenuta a inizio 2016. Un’operazione che ha scatenato una bufera anche giudiziaria, visto che uno dei soci, Grandi Lavori Fincosit, aveva fatto ricorso al Tar, perdendo sia in primo grado, che al Consiglio di Stato: e proprio nelle sentenze si spiegava che la decisione era stata legittima a causa delle «gravi irregolarità» rilevate dai commissari. «Se non ci fosse stato il commissariamento - avevano scritto i giudici - sarebbe stata possibile la continuazione dell’attività criminale». Tra i soci di Comar c’erano infatti anche Mantovani e Condotte, coinvolte nello scandalo.
Per ora l’indagine è agli albori e gli inquirenti sono abbottonatissimi, ma si stanno cercando ipotesi di danno erariale, in particolare di costi fittizi. Non è la prima volta che il Mose finisce nel mirino della procura contabile, visti i numerosi processi derivati dall’inchiesta «madre» penale, quella sulle tangenti versate per far andare avanti l’opera. Oltre alle condanne di coloro che, secondo l’accusa, hanno percepito tangenti (da Giancarlo Galan a Renato Chisso ed Enzo Casarin, deceduto un anno fa), si attende la sentenza sul danno da 21 milioni contestato all’ex presidente Giovanni Mazzacurati, al suo ex vice Alessandro Mazzi e al Cvn stesso. (a. zo.)