Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il dramma di Fabio: «Operazione facile, domani sei a casa Ora sono paralizzato»
frequenti mal di schiena, mi avevano prospettato un intervento di routine, invece - ricorda amareggiato ma con estrema lucidità il 41enne di Negrar - ho ancora in mente l’immagine della signora operata subito prima di me dalla stessa équipe, la vedo seduta sul letto un’ora e mezzo dopo l’intervento. Tutto questo mentre io, al contrario di lei, rimanevo totalmente immobile, mi dicevano che era a causa di un malassorbimento dell’anestesia, doveva essere un problema transitorio». Invece, qualche giorno dopo, il micidiale annuncio che ti cambia il presente e il futuro: «Paralisi permanente alle gambe, una vita in sedia a rotelle, parole - sospira Avesani - che all’inizio senti pronunciare ma non capisci subito cosa significano. Ci metti tempo per realizzare, per renderti conto di cosa vuole dire. Ancora adesso mi si blocca la voce quando i miei figli mi chiedono: “Papà, quand’è che andremo di nuovo a raccogliere funghi insieme”?». Ti aspetteresti una persona rancorosa, che grida al colpevole per quanto gli è capitato, al contrario ad Avesani preme «soprattutto conoscere il perché. Io capisco che l’errore umano possa succedere, ma ad avermi amareggiato è stato ciò che è accaduto dopo l’operazione, le parole non dette, le spiegazioni che non mi sono mai state date». Sul registro degli indagati ora ci sono i nomi di 5 medici del Sacro Cuore, l’anestesista, i chirurghi che eseguirono l’intervento e chi si occupò della fase postoperatoria: «Mai una parola di scuse, mai un tentativo di accordo se non una proposta risarcitoria risibile, centomila euro per ritirare la querela commenta l’avvocato Francesco Delaini -. Al mio cliente è stata compromessa l’esistenza, ha gravose spese a suo carico e finora non ha ricevuto un euro, da una nostra relazione risultano danni per oltre due milioni di euro. Quel giorno doveva restare in sala operatoria venti minuti, invece è entrato alle 11 ed è uscito dopo le 15, è stato sottoposto all’intervento il 6 marzo e doveva essere dimesso l’indomani invece è tornato a casa il 3 luglio. Secondo un nostro consulente, se fosse stato trasferito subito in Neurochirurgia a Borgo Trento, forse avrebbe riportato danni meno gravi». E adesso? In tribunale, 48 ore fa, sono stati nominati i periti che dovranno stabilire se qualcuno ha sbagliato e, nel caso, chi e come: nel frattempo, Avesani ha trovato «una palestra dove mi seguono sotto l’aspetto riabilitativo. Sto facendo giorno dopo giorno piccoli progressi, anche un lieve miglioramento mi dà una grande soddisfazione». Ma soprattutto, «mi trasmette la forza per andare avanti». Un esempio per tutti.
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Fabio Avesani
Ad avermi amareggiato sono le parole non dette, le spiegazioni che non mi sono mai state date