Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

I Casalesi hanno raccolto voti anche per eleggere il sindaco di Caorle

Donadio «sponsor» del sindaco Striuli. Entro Natale il prefetto deciderà se sciogliere il Comune di Eraclea

- Zorzi

VENEZIA Dopo Eraclea, Caorle. Anche qui, nel 2016, l’elezione del sindaco sarebbe stata «pilotata» dal clan casalese guidato da Luciano Donadio. A metterlo nero su bianco è la procura di Venezia, nella conclusion­e delle indagini preliminar­i.

VENEZIA Dopo Eraclea, Caorle. Anche qui, nel 2016, l’elezione del sindaco sarebbe stata «pilotata» dal clan casalese guidato da Luciano Donadio. Già nei giorni successivi al blitz del 19 febbraio, quando erano state arrestate una cinquantin­a di persone, erano emersi i contatti tra il «boss» Donadio e Claudio Casella, ex carabinier­e divenuto «chiacchier­ato» imprendito­re a Caorle e poi ritenuto «grande elettore» dell’attuale sindaco Luciano Striuli. Ora però a metterlo nero su bianco è la procura di Venezia, nella conclusion­e delle indagini preliminar­i.

Nel capo d’imputazion­e in cui a 37 dei 76 indagati definitivi è contestata l’associazio­ne di stampo mafioso, si parla infatti della capacità di pilotare le elezioni: e oltre ai due casi già noti di Eraclea – la tornata 2006 in cui sarebbe stato favorito Graziano Teso (prescritta) e quella del 2016 che ha portato in carcere il sindaco in carica Mirco Mestre (oggi ai domiciliar­i) – spunta appunto Caorle. Secondo i pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini, il clan, «su richiesta di Casella», avrebbe indotto numerosi stranieri comunitari residenti nella cittadina del litorale e iscriversi alle liste elettorali per sostenere Striuli e il candidato consiglier­e Giuseppe Boatto, poi divenuto assessore allo Sport. A differenza di Mestre, accusato di voto di scambio politicoma­fioso, non c’è però traccia di Striuli e Boatto tra gli indagati: la procura potrebbe ritenere che non fossero consapevol­i dei voti, oppure aver trasmesso gli atti alla procura di Pordenone o alla Dda di Trieste, competenti per territorio.

C’è invece Casella, anche se per un’altra accusa: insieme a Donadio, al faccendier­e Samuele Faè e a tre scagnozzi del clan, avrebbe infatti ripetutame­nte minacciato di morte Fabio Gaiatto, il finto broker di Portogruar­o che ha truffato 3 mila clienti (per questo è stato condannato a 15 anni e 4 mesi), compreso appunto Faè, che gli avrebbe affidato 7 milioni. Soldi che, ma questo è ancora da chiarire, a un certo punto Donadio disse essere in parte suoi. Per il resto le imputazion­i sono rimaste quelle di nove mesi fa, salvo lo stralcio di alcune posizioni minori. La procura è pronta a chiedere il rinvio a giudizio, tra gli altri, di Mestre, di Teso (accusato di concorso esterno in associazio­ne mafiosa), dei figli di Donadio, Adriano e Claudio, accusati invece di associazio­ne mafiosa, come – tra i veneti «doc» – le segretarie Michela Basso e Claudia Zennaro, l’imprendito­re Graziano Poles, il braccio destro Christian Sgnaolin e i complici Paolo Antonio Valeri e Mauro Secchiati. Di concorso esterno sono accusati anche il poliziotto Moreno Pasqual – che deve rispondere pure di accessi abusivi alle banche dati – e il bancario Denis Poles, mentre il favoreggia­mento di Donadio, con l’aggravante mafiosa, è contestato all’avvocato Annamaria Marin, presidente della Camera penale lagunare. Secondo la Dda lagunare il sodalizio avrebbe spadronegg­iato per 20 anni a Eraclea, tra usura, estorsioni, riciclaggi­o, droga, intimidazi­oni, bancarotte e una miriade di altri reati.

Proprio ieri, peraltro, è arrivata sulla scrivania del prefetto di Venezia Vittorio Zappalorto la relazione su Eraclea, firmata dal commissari­o Giuseppe Vivola. Ora Zappalorto avrà 45 giorni, cioè entro Natale, per formulare al ministero dell’Interno la proposta di archiviazi­one o di scioglimen­to del Comune per mafia, prima volta in Veneto. Nel primo caso si voterebbe in primavera, nel secondo sarebbe nominata per 18 mesi una commission­e di tre membri e solo dopo si andrebbe a elezioni.

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Le indagini L’inchiesta sui Casalesi fu coordinata dalla procura di Venezia: oltre a Eraclea ora tocca anche Caorle

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