Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Ottomila euro nella giacca I 27 orologi del leader dei bengalesi
L’hanno perquisito nel residence di Valeggio sul Mincio, dove vive ora che è un manager del locale stabilimento di Fincantieri Infrastructure, che si sta occupando anche della ricostruzione del ponte Morandi di Genova. E non è stata poca la sorpresa dei finanzieri quando nelle tasche della giacca di Vito Cardella, uno dei dirigenti indagati, hanno trovato 8300 euro in contanti. Ma nel corso delle 80 perquisizioni ordinate dal pm Giorgio Gava sono state trovate altre somme o beni rilevanti: per esempio Carlo De Marco aveva in cassaforte 15 mila euro e 15 mila dollari, che per gli inquirenti potrebbero essere una prova delle dazioni. Ma anche Ali Mohammed, bengalese di 59 anni che vive a Mestre, aveva in cassaforte ben 27 orologi, di cui una decina di valore. Orologi sono stati trovati anche a un altro dirigente.
Mohammed non è un personaggio qualunque. Ieri non era nella sua casa perché è volato in Bangladesh. Lui è infatti uno dei leader della comunità della terraferma veneziana e c’è chi lo ricorda come uno dei primi a entrare con una ditta propria nei subappalti di Fincantieri. Tra l’altro sta già affrontando un processo con l’accusa di estorsione, nel corso del quale sono emerse storie simili a quelle di cui si parla in questi giorni: per esempio alcuni dipendenti hanno riferito che il datore di lavoro ogni Natale aveva bisogno di 20-30 mila euro in contanti (che di solito venivano retrocessi dai loro stipendi) per le regalie ai dirigenti di Fincantieri. Le fiamme gialle hanno poi scoperto che l’uomo da qualche tempo gira su una Porsche Cayenne (pare in leasing) e che è titolare di una casa di proprietà, così come Ali Md Suagh. Un altro imprenditore si è comprato di recente una Range Rover, come a dire che lo sfruttamento dei lavoratori non sempre era così «necessario», ma che i «padroncini» (spesso, tra l’altro, ex operai che a loro volta erano stati schiavizzati) i soldi ce li hanno.
Come Mohammad Shafique, il 44enne bengalese che mercoledì è stato messo agli arresti domiciliari proprio per l’accusa di «caporalato». Il gip Francesca Zancan, sulla base dei calcoli della Guardia di Finanza, aveva disposto anche il sequestro di 200 mila euro, cioè i soldi che Shafique, con le ditte a lui riconducibili (la Gazi e la Cnb), avrebbe risparmiato rispetto alle paghe corrette, che sarebbero di 25 euro l’ora, secondo il contratto. Nei conti correnti suoi e delle società c’erano più o meno quei soldi. (a. zo.)