Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Crolla il traffico del porto «Colpa dei canali non scavati»
Sindacati oggi in prefettura: senza novità sciopero. Musolino: persa una mega nave
VENEZIA Calano i traffici, diminuiscono gli approdi registrati e, anche tra quelli che resistono, si contano volumi minori. «Abbiamo perso circa 800 mila tonnellate nel 2019 — dice il presidente dell’Autorità portuale Pino Musolino — Il risultato negativo è figlio delle dinamiche commerciali globali ma anche dell’impasse burocratico che ci impedisce di svolgere i lavori di escavo per conservare l’accessibilità nautica». I primi nove mesi del 2019 vedono numeri negativi per il porto di Venezia, che perde il 5,3 per cento del suo traffico; una flessione che finisce per pesare anche sul dato lagunare complessivo, visto che neanche l’aumento del 34,8 per cento dal porto di Chioggia è sufficiente a compensare la media totale, che si ferma a quattro punti percentuale in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. «Chi parte da Mumbai, da Boston, dalla Cina ha bisogno di certezze, deve sapere se potrà entrare — dice Marino de Terlizzi di Filt Cisl — Il piano regionale prevede un pescaggio di 11,50 metri, ma la Capitaneria ha da tempo dovu«Stiamo to ridurre a 10,30 per motivi di sicurezza. Senza l’autorizzazione a scavare è inevitabile». L’esempio arriva sempre da Musolino: «Basta ricordare la perdita della nave porta contenitori da 8500 teu che avrebbe dovuto arrivare lo scorso ottobre consolidando il nostro presidio lungo la nuova via della Seta». Anche Valter Novembrini, di Filt Cgil, incalza: parlando di manutenzione ordinaria su fondale fangoso, eppure abbiamo più problemi noi di Genova e Trieste, dove ci sono rocce sul fondo». La speranza è che il ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli possa firmare velocemente il nuovo protocollo fanghi.
Lo spiraglio deve comunque intravedersi oggi, durante l’incontro in prefettura: se la delegazione sindacale non uscirà da Ca’ Corner convinta si potrebbe tornare a parlare di sciopero. La protesta dei lavoratori del porto, d’altronde, era prevista per questo martedì, solo la convocazione del prefetto lo ha scongiurato. «Bisogna decidere cosa si vuole fare con il porto di Venezia — continua de Terlizzi — Lo si vuole chiudere? Allora bisogna assicurare un futuro diverso a 13 mila persone che ci lavorano direttamente o indirettamente. Se invece lo si vuole mantenere bisogna garantirne l’accessibilità». Anche perché, in queste condizioni, anche chi arriva lo fa spesso a metà carico, per pescare meno.