Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il welfare di comunità fondi solo ai progetti «Ma così sono aziende»
VENEZIA Welfare di comunità, selezione di progetti, servizi, attività in aree degradate. Lo scopo è assegnare i fondi Pom Metro (210 mila euro) alle associazioni. L’obiettivo di Ca’ Farsetti è stimolarle a presentare progetti perché intende catalizzare «le migliori risorse ed energie a servizio dei bisogni delle persone, con uno sguardo alla marginalità e al disagio». L’assessore alla Coesione sociale Simone Venturini fa suo lo slogan del bando: «Allacciare reti sociali, per una città SIcura di sé». «Le associazioni sono messe in ginocchio e svuotate, anche dai costi aumentati degli affitti delle sedi pubbliche», attacca invece l’opposizione. Il «Welfare di comunità» finanzierà progetti innovativi, della durata massima di 9 mesi, che hanno l’obiettivo di aumentare l’inclusione sociale e ricostruire reti sociali attraverso il coinvolgimento attivo e responsabile della cittadinanza.
I progetti selezionati otterranno un contributo compreso tra ottomila e 15 mila euro a copertura del 90 per cento delle spese ammissibili. «Ma prima di candidarsi le associazioni devono dimostrare di avere le risorse finanziarie per realizzare i progetti», spiega Michele Testolina, responsabile dell’operazione Welfare di comunità. Il gruppo di volontariato, con qualche migliaio di euro in cassa, che organizza il tempo libero degli anziani con gite, partite a carte e momenti di aggregazione, può dimenticarsi le risorse pubbliche. «Molto meglio che a partecipare siano partenariati: l’unione di più enti, associazioni, scuole, cooperative, permette più facilmente di trovare le risorse per realizzare un’idea», precisa Testolina. A supportare nella contabilità economica, nella normativa fiscale e civilistica, in fatto di firma digitale e negli aspetti burocratici, c’è Confcommercio.
«Abbiamo investito 700 mila euro in tre anni per la rigenerazione delle attività commerciali. Ma non serve a niente, se le aree continuano a restare depresse», dice Alberto Capuzzo di Confcommercio. «È ora che le associazioni imparino a contare sulle loro forze— precisa Testolina —. Sono finiti i tempi in cui le pubbliche amministrazioni potevano permettersi di finanziare una tantum». «Un’aziendalizzazione dell’associazionismo — commenta Gabriele Scaramuzza di Articolo Uno Mdp — con il rischio di creare aggregazioni di serie A e C. La vicinanza a un territorio, il lavoro in contesti poveri o difficili, non contano più. Dopo la distruzione delle reti sociali tocca alla cancellazione delle associazioni».