Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

La «lettera d’amore» dell’edicolante ai clienti «Chiudo, qui abbiamo condiviso le nostre idee»

In pensione dopo 32 anni di attività

- di Andrea Priante

MONTECCHIO MAGGIORE (VICENZA) Trentadue anni passati a lavorare. Ogni singolo giorno, anche la domenica. Anzi, soprattutt­o la domenica. Trentadue anni trascorsi incontrand­o persone, osservando il mondo da una finestrell­a circondata da riviste e quotidiani.

Correva l’anno 1987, quando il vicentino Giuseppe Maule riuscì ad avverare il suo sogno: aprire un’edicola accanto il bar gestito dalla moglie Agnese lungo viale Europa a Montecchio Maggiore. Da allora è cambiato il mondo: all’epoca non esisteva l’Unione Europea, la Germania era ancora divisa e, nell’arco di quei dodici mesi, in Italia si sarebbero alternati tre presidenti del consiglio: Bettino Craxi, Amintore Fanfani e Giovanni Goria. E lui già trascorrev­a le giornate nella sua edicola, svegliando­si all’alba per ritirare i quotidiani e abbassando le saracinesc­he la sera, sistemata la contabilit­à.

Ora, a 65 anni - la metà esatta dei quali trascorsa a fare «il giornalaio» - Giuseppe Maule ha deciso che è ora di godersi la meritata pensione accanto a sua moglie: la rivendita chiuderà tra quindici giorni. Intanto - lui che ha sempre venduto i testi scritti da altri - stavolta ha deciso di prendere carta e penna. L’ha fatto per scrivere una «lettera d’addio» ai tutti i suoi clienti, che è anche una dichiarazi­one d’amore nei confronti di una profession­e - quella dell’edicolante - che negli ultimi anni sta vivendo una profonda trasformaz­ione.

Il testo, stampato su un cartoncino, l’ha sistemato in bella vista accanto alle riviste. «Ho trascorso tanti anni della mia vita in questa piccola casa dei giornali - si legge - un po’ vi conosco tutti, le vostre abitudini, le vostre passioni e le nostre idee le abbiamo condivise. In alcuni casi sono stato confessore, amico, compagno di aperitivi e caffè». È inevitabil­e: dopo trentadue anni, quelli che all’inizio sono «solo» dei clienti diventano una parte fondamenta­le della propria esistenza. «Non chiude una semplice edicola - prosegue la lettera di Maule - chiude l’attività di una piccola piazza dove si sono incrociate storie di amicizia e chiacchier­e in libertà. È stata la nostra piazza, viva e semplice. In fondo non servono monumenti, rotatorie o palazzi storici per costruire un centro. Questo spazio lo è stato per 32 anni con la semplicità del quotidiano». Finisce così, a parte quel «grazie di cuore a tutti» che ieri, alla lettura della lettera, ha commosso diversi lettori.

«Chiuderò il primo dicembre e ho scelto questa data perché cade di domenica», spiega Maule. «Mi sembra giusto così: abbassare la saracinesc­a in un giorno di festa, come le tante festività che ho trascorso lavorando. La domenica è il simbolo dei sacrifici che richiede una profession­e come questa. Ma non mi sono mai pentito della scelta che ho fatto: è un mestiere meraviglio­so, stimolante, che mette in contatto le persone». E ora, che farà? «Finalmente potrò godermi la famiglia. Ma sia chiaro: tutte le mattine, andrò a comprare il giornale».

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