Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Confindustria, sul presidente il Veneto deve presentarsi unito»
Industriali, Carraro prepara il programma: «Spazio a legalità e fuga dei giovani»
VENEZIA Il nuovo presidente nazionale di Confindustria? «È molto importante che il Veneto si presenti unito». Le priorità sui fronti interni e dell’agenda per la politica, a partire dai giovani e dalla legalità. Evita la poltrona presidenziale dietro la scrivania e sceglie la soluzione informale di sedersi di fronte ai giornalisti, Enrico Carraro, 57 anni, ieri nel primo faccia a faccia da presidente di Confindustria Veneto. A due settimane dall’elezione, l’industriale padovano inizia a tracciare il percorso dell’anno e mezzo d’incarico che lo attende nella struttura regionale. «La chiamata è arrivata improvvisa e inattesa. Ma l’ho accettata con grande interesse, anche di fronte all’unanimità, non scontata, delle territoriali - esordisce Carraro -. Avevo spinte per la presidenza di Assindustria Venetocentro, che però non mi è mai interessata. Mi sento più tagliato per questo ruolo». E pur se dice di esser «entrato in corsa sul programma di Matteo Zoppas», sul quale vuole mantenere la continuità, Carraro spiega che presenterà in dettaglio i contenuti ai leader delle territoriali, «i miei datori di lavoro», nel consiglio di presidenza del 3 dicembre.
Ma intanto la prima uscita critica sulla manovra del governo, con la lettera ai parlamentari, è già agli atti; e segnala un rinnovato attivismo rispetto al recente passato. «Mi sono mosso d’intuito, ma con cuore e senso di responsabilità - spiega il presidente -. Qualcuno si è risentito e l’ha vissuta come un attacco frontale. Credo che Confindustria debba essere filo-governativa, nel senso di un partner che aiuta a trovare le soluzioni. Ma sulla plastica, ad esempio, non c’è una visione di prospettiva ma solo la necessità di far cassa, quando le imprese del settore hanno ben capito che bisogna cambiare e già lo stanno facendo. Ma ci vuole tempo. Poi vedo che qualche avvicinamento sulla manovra c’è e capisco non sia facile far politica economica dopo la manovra sull’Iva».
Poi, a flash, le posizioni sui temi fondamentali. Ad iniziare dalla stretta attualità, da Venezia in ginocchio: «Non sono un tuttologo, ma il Mose va finito. Servono coraggio e responsabilità». Per confermare poi quelli su cui tallonare da vicino, dall’Alta velocità alla Pedemontana. Senza perder di vista l’autonomia: «Non è fondamentale. Ma un settore pubblico più efficiente e responsabile su spesa e gestione è un vantaggio per tutti, anche per le imprese. Sono abbastanza vicino alla causa del presidente Luca Zaia. Ma mi sembra che nessuno lo stia davvero ascoltando».
Carraro si concentra poi su due temi. Il primo è quello «terribile» della fuga dei giovani; il secondo, più a sorpresa forse, è la legalità, con le infiltrazioni mafiose a Nordest: «L’appello del procuratore antimafia, Bruno Cherchi, ci fa capire che è questione seria. Gli imprenditori si ritrovano in prima linea e un po’ si vergognano a parlarne. Dobbiamo stare molto attenti».
Sul fronte interno di Confindustria, non ci saranno da attendersi invece cambiamenti sul piano organizzativo. Carraro, che sta incontrando i delegati regionali scelti da Zoppas per capire eventuali aggiustamenti nella squadra, dice no alla prospettiva dei servizi su scala regionale («è giusto che stiano sul territorio, vicini alle imprese») e contesta la visione di un livello regionale in Confindustria alleggerito: «Sono stato nella commissione che ha scritto la riforma Pesenti, di cui l’attuale assetto è figlio. L’obiettivo non era depotenziare questo livello: non sarei qui altrimenti. Detto che trovo il Campiello fondamentale, penso ci sia da fare un lavoro dinamico, giorno per giorno, insieme alle territoriali, sui temi di scala regionale».
Compresa la questione, tutta casalinga, della corsa per la nuova presidenza nazionale, che caratterizzerà il 2020. «Mi piacerebbe vedere un Veneto unito su un candidato. E spero, magari, unico: il momento è molto particolare per le imprese, tutt’altro che facile. Di crisi, in un mondo che non cresce più come prima e che allontana anche il Veneto dell’export dagli anni-record». Ma sarà possibile per Carraro immaginare un ruolo di coordinamento tra le territoriali? O alla fine preverrà l’eterno dualismo Vicenza-Treviso, da giocare su una vicepresidenza? Carraro affronta la questione con realismo: «Se ci sarà spazio per muoversi, vedrò come farlo». Pur se il presidente non manca di veder rosa, buttando lì un indizio: «Per me è già un segnale che le territoriali si siano unite nell’indicarmi alla presidenza regionale».
"La politica L’autonomia? Non è fondamentale ma è un vantaggio. Sono vicino a Zaia, ma non lo ascoltano