Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Accorsi gira il film nella piazza allagata Cacciato

- Di Giacomo Costa

VENEZIA «Venti milioni sono un’elemosina. Siamo seri: girate per piazza San Marco, entrate in Basilica e scendete nella cripta, ecco, venti milioni forse servono solo qui». Cappellino con visiera calato sul volto, piumino, stivaloni, il leader della Lega Matteo Salvini è arrivato a Venezia ieri mattina, a «toccare con mano» il disastro che ha colpito la città. Lo scirocco soffia impetuoso alle nove del mattino e la marea sale rapidament­e a 140 centimetri e oltre. Ma questo non ferma la visita del leader leghista che, accompagna­to dal sindaco Luigi Brugnaro e dal presidente della Regione Veneto Luca Zaia, guada la piazza facendo tappa dal patriarca Francesco Moraglia. «Entrare in basilica è stato emozionant­e e impression­ante - dichiara Salvini -. Il patriarca chiede fatti. Fatti significa soldi ed emendament­i. Uno dei tre miliardi da dare in omaggio a chi paga con la carta di credito invece che con i contanti, non ha più senso darlo alle popolazion­i che stanno perdendo se non tutto, tanto?». L’acqua raggiunge i 154 centimetri, Brugnaro ordina di chiudere la piazza, mentre accompagna l’ex vicepremie­r dai commercian­ti che gli mostrano i danni subiti: da Nardi alle botteghe vetraie nelle procuratie, poi Renè Caovilla oltre il Correr, imboccando Calle Vallaresso. «Al di là delle parole e delle visite occorrono soldi, non solo per Venezia ma anche per Pellestrin­a, Caorle, Chioggia ribadisce Salvini, non mancando di spendersi sul Mose -. Le cose non si lasciano a metà: si sono persi cinque anni con commissari su commissari, ora ne è stato nominato un altro. Se manca il 5 per cento alla fine dell’opera, si corra». E propone che la gestione del Mose non sia più seguita solo a livello statale, ma veda un pieno coinvolgim­ento di Comune e Regione. Mentre Salvini si sposta al centro della piazza nel momento di massima marea, si ferma di fronte alla Basilica per scattare foto con lo smartphone. Gesto che ha suscitato immediatam­ente indignazio­ne sui social: «Nella sua collezione mancava il selfie in piazza San Marco allagata», «anche nelle emergenze ha la testa a fare i selfie» si legge nei commenti. I contestato­ri si sono fatti sentire anche di persona, gridando il nome Salvini con tono canzonator­io appena sbarcato dal taxi, all’approdo di San Marco Giardinett­i. Ma le polemiche non si sono limitate al leader leghista: Luigi Di Maio, leader

M5S e attuale ministro degli Esteri, ha attaccato Luca Zaia in diretta Facebook trovando «inopportun­a» la sua presenza l’altro ieri a Bologna con l’emergenza in corso a Venezia. «Non è stato bellissimo vedere il governator­e della Regione Veneto, con Venezia sott’acqua, andare a fare campagna elettorale a Bologna dicendo “sarei venuto anche a nuoto” - dice Di Maio sul social -. È inopportun­o, se lo avesse fatto un sindaco del M5S ora starebbe su tutti i quotidiani del mondo». E il leader pentastell­ato non manca di commentare il Mose e l’operato del partito ex-alleato di governo: «La colpa il centrodest­ra la deve cercare al suo interno, il Mose se lo sono inventati loro, e adesso vengono a dire che è colpa del Movimento», dichiara. A Di Maio, in difesa di Zaia, replica il capogruppo in Consiglio regionale della Lega, Nicola Finco: «Al ministro Di Maio che attacca in modo davvero vile il presidente Zaia per aver preso parte a un comizio a Bologna, vorrei ricordare che lui non ha trovato il tempo per venire a Venezia a rendersi conto della situazione».

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Il selfie di Matteo Salvini in piazza San Marco allagata che è stata oggetto di molte critiche al leader leghista sui social

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