Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Accorsi gira il film nella piazza allagata Cacciato
VENEZIA «Venti milioni sono un’elemosina. Siamo seri: girate per piazza San Marco, entrate in Basilica e scendete nella cripta, ecco, venti milioni forse servono solo qui». Cappellino con visiera calato sul volto, piumino, stivaloni, il leader della Lega Matteo Salvini è arrivato a Venezia ieri mattina, a «toccare con mano» il disastro che ha colpito la città. Lo scirocco soffia impetuoso alle nove del mattino e la marea sale rapidamente a 140 centimetri e oltre. Ma questo non ferma la visita del leader leghista che, accompagnato dal sindaco Luigi Brugnaro e dal presidente della Regione Veneto Luca Zaia, guada la piazza facendo tappa dal patriarca Francesco Moraglia. «Entrare in basilica è stato emozionante e impressionante - dichiara Salvini -. Il patriarca chiede fatti. Fatti significa soldi ed emendamenti. Uno dei tre miliardi da dare in omaggio a chi paga con la carta di credito invece che con i contanti, non ha più senso darlo alle popolazioni che stanno perdendo se non tutto, tanto?». L’acqua raggiunge i 154 centimetri, Brugnaro ordina di chiudere la piazza, mentre accompagna l’ex vicepremier dai commercianti che gli mostrano i danni subiti: da Nardi alle botteghe vetraie nelle procuratie, poi Renè Caovilla oltre il Correr, imboccando Calle Vallaresso. «Al di là delle parole e delle visite occorrono soldi, non solo per Venezia ma anche per Pellestrina, Caorle, Chioggia ribadisce Salvini, non mancando di spendersi sul Mose -. Le cose non si lasciano a metà: si sono persi cinque anni con commissari su commissari, ora ne è stato nominato un altro. Se manca il 5 per cento alla fine dell’opera, si corra». E propone che la gestione del Mose non sia più seguita solo a livello statale, ma veda un pieno coinvolgimento di Comune e Regione. Mentre Salvini si sposta al centro della piazza nel momento di massima marea, si ferma di fronte alla Basilica per scattare foto con lo smartphone. Gesto che ha suscitato immediatamente indignazione sui social: «Nella sua collezione mancava il selfie in piazza San Marco allagata», «anche nelle emergenze ha la testa a fare i selfie» si legge nei commenti. I contestatori si sono fatti sentire anche di persona, gridando il nome Salvini con tono canzonatorio appena sbarcato dal taxi, all’approdo di San Marco Giardinetti. Ma le polemiche non si sono limitate al leader leghista: Luigi Di Maio, leader
M5S e attuale ministro degli Esteri, ha attaccato Luca Zaia in diretta Facebook trovando «inopportuna» la sua presenza l’altro ieri a Bologna con l’emergenza in corso a Venezia. «Non è stato bellissimo vedere il governatore della Regione Veneto, con Venezia sott’acqua, andare a fare campagna elettorale a Bologna dicendo “sarei venuto anche a nuoto” - dice Di Maio sul social -. È inopportuno, se lo avesse fatto un sindaco del M5S ora starebbe su tutti i quotidiani del mondo». E il leader pentastellato non manca di commentare il Mose e l’operato del partito ex-alleato di governo: «La colpa il centrodestra la deve cercare al suo interno, il Mose se lo sono inventati loro, e adesso vengono a dire che è colpa del Movimento», dichiara. A Di Maio, in difesa di Zaia, replica il capogruppo in Consiglio regionale della Lega, Nicola Finco: «Al ministro Di Maio che attacca in modo davvero vile il presidente Zaia per aver preso parte a un comizio a Bologna, vorrei ricordare che lui non ha trovato il tempo per venire a Venezia a rendersi conto della situazione».