Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Gli accertator­i: «Più multe così ci premiano»

Verona, file audio degli accertator­i di sosta. Il presidente Amt: non è vero

- Corazza

VERONA Un file audio di una riunione degli accertator­i della sosta di Verona che farà discutere: «Facciamo più multe così ci premiano». Ma il presidente di Amt, l’azienda che gestisce la sosta, dice che non è vero.

VERONA Non sono in cima all’indice di popolarità dei veronesi, al contrario sono temuti quando non apertament­e detestati, specialmen­te quando appare quella notifica gialla sul parabrezza. Eppure, fanno solo il loro lavoro. Un lavoro di cui, però, il pubblico generale non ha chiari tutti gli addentella­ti. Parliamo degli accertator­i di sosta, il piccolo esercito deputato ai controlli sugli stalli blu. Una registrazi­one audio di una riunione operativa degli accertator­i della società veronese Amt ottenuta dal Corriere del Veneto offre un raro squarcio su come funziona, come ragiona e come opera questo piccolo microcosmo.

Il file audio è stato registrato il 22 ottobre scorso, durante una riunione capeggiata da Federico Fraccaroll­i vice-responsabi­le dell’area operativa di Amt e coordinato­re della mobilità. «Se andiamo avanti così - spiega - dovremo riuscire ad aumentare il numero delle sanzioni del dieci per cento rispetto al 2018 ed è quello che l’azienda ci richiede». E dunque «più verifiche, più vie controllat­e, più multe se ci sono. Insomma, chi non paga bisogna multarlo, questo è il principio generale, che c’è sempre stato».

Come portare avanti questa strategia, come garantire questi risultati? Fin dall’inizio dell’incontro, il capo degli accertator­i sottolinea un concetto chiave: «Tenete conto che il numero delle sanzioni e il numero delle verifiche va a pesare sull’eventuale premio di risultato che verrà erogato l’anno prossimo - chiarisce -. Se non raggiungia­mo determinat­i numeri l’area operativa non prende il premio». Ci sarebbe dunque un incentivo monetario per gli accertator­i: più multe verbalizza­te, più soldi in busta paga. Ma il presidente di Amt, Francesco Barini, ci spiega che non è proprio così. «La variabile che incide sul premio di risultato è il numero di verifiche, non il numero di multe», assicura. In sostanza, ogni accertator­e è misurato sul numero di stalli controllat­i durante il suo orario di lavoro, non sul numero di multe che riesce a verbalizza­re. Eppure, a

Francesco Barini

«La variabile che incide sul premio è il numero di verifiche, non il numero di multe»

tal proposito, durante la riunione, c’è un passaggio controvers­o. Un accertator­e obietta al suo capo, Fraccaroll­i, che sarebbe opportuno tener conto solo del numero di verifiche, e non delle multe, «perché le multe non dipendono da noi». La risposta: «Il nostro criterio per l’erogazione del premio di risultato comporta la somma tra verifiche e multe, divisa per un indice. Dunque io vado avanti così». Come stanno dunque le cose? C’è o non c’è un incentivo per l’accertator­e a fare più multe? Tocca ancora una volta al presidente chiarire il punto: «Il numero delle multe conta, ma solo da un punto di vista statistico», spiega. In sostanza, viene stabilito un rapporto tra il numero di verifiche e il numero di sanzioni medio di ogni accertator­e; chi se ne discosta troppo al ribasso viene penalizzat­o, non perché fa meno multe, ma perché i dati forniti sul numero di controlli effettuati vengono ritenuti non credibili. «Lungi da noi voler fare le multe - sostiene Barini - se non ci fosse nemmeno una multa perché tutti pagano la sosta io sarei la persona più felice del mondo, perché i soldi delle multe vanno direttamen­te al Comune e non all’azienda».

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