Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Casellati all’hospice pediatrico: «Bisogna aumentare i posti letto»
PADOVA Inaugurata nel 2007, è stata il primo Hospice d’Italia e uno dei primi al mondo per le cure palliative ai bambini purtroppo inguaribili, ma per anni le istituzioni se la sono dimenticata. Se la «Casa del Bambino» di Padova è sopravvissuta e oggi segue 200 piccoli veneti a domicilio e i più gravi in regime di ricovero, nonostante conti appena 4 posti letto, lo si deve alla buona volontà del personale coordinato dalla dottoressa
Franca Benini e alle associazioni dei genitori. Che non si sono mai arresi e hanno continuato a chiedere aiuto, spazi e operatori. Un sos raccolto dalla presidente del Senato, Elisabetta Casellati, che ieri ha visitato l’Hospice, centro di riferimento regionale. «Un’esperienza di forte impatto emotivo — ha detto all’uscita — un grande esempio della sanità che funziona. Da tempo si parla della centralità del paziente e qui ho conosciuto un servizio che ruota attorno ai pazienti e alle famiglie. La malattia non è un fatto individuale, investe i parenti di chi sta male e le loro abitudini di vita». Accompagnata dal direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Padova, la presidente ha parlato con le mamme dei bimbi malati: «Ho notato non solo un’assistenza di alto livello ma anche la capacità di migliorare la qualità della vita delle famiglie attraverso un sistema di rete — ha dichiarato —. Mi hanno parlato della necessità di ottenere più posti letto, vediamo se è possibile. Sarebbe molto importante per un polo di riferimento nazionale e mondiale».
Poi Casellati, padovana, si è spostata in Fiera, per l’apertura del 41esimo Congresso nazionale della Società italiana di angiologia e patologia vascolare, coordinato dal dottor Giampiero Avruscio, primario in Azienda ospedaliera di Padova. «Due sono gli aspetti fondamentali per il progresso medico: i giovani e la storia — ha annunciato la presidente del Senato —. Dall’impegno dei giovani, dalle loro intuizioni e dal supporto che riceveranno dalle istituzioni dipenderà il futuro dell’assistenza medica».