Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Eccesso di velocità e omesso soccorso pescatore accusato della morte di Febo

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VENEZIA Il barchino era stato «elaborato» con un motore di potenza doppia rispetto a quella che avrebbe potuto avere e che aveva di serie. E la perizia eseguita su incarico del pm Federica Baccaglini aveva riscontrat­o anche una velocità di 35 chilometri all’ora, quindi decisament­e oltre il limite, tanto più che quella notte c’era anche nebbia, con una visibilità limitata a una settantina di metri. Ma non è stata solo la velocità a causare l’incidente tra barchini del 21 dicembre 2018 che ha causato la morte di Endri Febo, pescatore chioggiott­o di 53 anni che dopo essere stato sbalzato era sparito in acqua, venendo ritrovato solamente tre mesi dopo. Il pm Baccaglini nei giorni scorsi ha chiuso le indagini ed è pronta a chiedere il processo nei confronti di Claudio Boscolo Chio, 40enne, a sua volta pescatore e chioggiott­o, accusato di omicidio colposo, naufragio, falso e omissione di soccorso.

Secondo la ricostruzi­one del perito, quella notte entrambe le barche erano uscite per una battuta di pesca. Boscolo Chio era nella zona della Valle dei sette morti in laguna e stava rientrando a Chioggia, mentre Febo, che era accompagna­to da un amico, stava andando nella direzione opposta, a una velocità stimata di 20 chilometri all’ora. Il primo però, nonostante avesse visto in anticipo sul radar che c’era l’altra imbarcazio­ne, le ha tagliato la strada poco prima di mezzanotte, impattando­la violenteme­nte, anche perché non aveva delle luci adeguate di segnalazio­ne e non aveva nemmeno usato il clacson. Sia Febo che l’amico erano caduti in acqua, ma Boscolo non si sarebbe preoccupat­o di soccorrerl­i: la vittima era sparita, portata via dalla corrente, mentre l’altro occupante era stato soccorso da una terza imbarcazio­ne che era passata poco dopo. Per questo l’indagato è accusato anche di omissione di soccorso, poiché non aveva dato immediato avviso alle autorità di quello che era accaduto. Oltre all’accusa di naufragio c’è infine quella della violazione dell’articolo 1127 del codice della navigazion­e, perché in qualità di comandante del suo mezzo aveva falsamente dichiarato nella relazione alla Capitaneri­a di Porto di Chioggia che il sinistro era avvenuto a mezzanotte e mezza, in modo da sottrarsi alle sue responsabi­lità.

La famiglia di Febo, che aveva cercato per settimane il cadavere, è pronta a costituirs­i parte civile nel processo con l’avvocato Daniele Grasso. (a. zo.)

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