Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Pusher rapiti e picchiati in un casolare tre giovani condannati per sequestro
Tutto era nato da un debito di droga che quei due ventenni non volevano pagare. Per quello avevano rapinato la ragazza che aveva ceduto loro la marijuana, caricandola in macchina e picchiandola. Ma non avevano fatto i conti con la reazione di lei, che aveva organizzato una vera e propria spedizione punitiva, che si era conclusa con una rapina, un sequestro di persona e varie lesioni. Ieri per quell’episodio dell’aprile del 2018 sono finiti a processo in tre: Anita Rubin, 20 anni, Riccardo Stivanello, 22, e Ionit Alin Borza, 30enne. Di fronte al gip Maria Luisa Materia, Rubin e Stivanello hanno patteggiato una pena di due anni e 5 mesi di reclusione, mentre Borza, con il suo avvocato Pietro Speranzoni, ha scelto la strada del rito abbreviato ed è stato condannato a 3 anni e 2 mesi. Il pm Patrizia
Ciccarese aveva chiesto una pena di 4 anni e 8 mesi, mentre il difensore aveva sostenuto l’assoluzione, dato che l’uomo nega tutto, e dunque ha già annunciato che farà appello.
Secondo la ricostruzione dell’accusa, i due ragazzi erano stati presi alla fermata del tram di via Ca’ Rossa a Mestre, minacciati con una pistola, ed erano stati portati in un casolare di Fossò, dove erano stati trattenuti per un paio d’ore. Erano stati picchiati, lei aveva perfino sputato loro in faccia, erano stati poi spogliati e minacciati con una bomba carta prodotta da Stivanello: a casa sua lo scorso dicembre, i carabinieri avevano trovato un arsenale di ordigni. Tra le contestazioni avevano anche il porto di pistola e di un coltello e Borza anche la detenzione di un grammo di eroina. (a. zo.)