Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

D’Incà assicura tempi brevi: «Fate le carte e risarcirem­o» Tasse, apertura sullo stop: «E il Mose deve funzionare»

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CHIOGGIA «Proviamo a sorprender­ti...». «Con effetti speciali?». «Con quattro schei, magari...». Scambio sulla soglia del bar Jolanda. Da una parte c’è Mauro, titolare dello storico locale di Corso del Popolo, cuore di Chioggia, scopa in mano e stivali gommati al ginocchio. Dall’altra c’è Federico D’Incà, ministro per i Rapporti col Parlamento, stivali a tutta gamba identici a quelli del piccolo plotone - politici, staff, forze dell’ordine varie e giornalist­i - che lo accompagna nella visita all’«altra Venezia», in ammollo da quattro giorni, come la sorella maggiore. Mauro non è tenero, mastica tra sé e sé di «un’inutile passerella»: sarcasmo da sfiducia antica, scivola via quasi senza rabbia. D’Incà potrebbe tirar dritto, orecchie da mercante e passi distesi. Il ministro bellunese, invece, sceglie lo scambio: dà del tu, ha modi pacati e, rarità per la politica attuale, argomenta.

«Documentat­e bene i danni, mi raccomando. Fate le foto, i filmati e le patiche che servono», ripete l’esponente stellato del governo Conte bis. Non promette la luna e, del resto, il quadro disastrato che è l’Italia da Nord a Sud induce prudenza. D’Incà, però, insiste sui tempi rapidi delle risposte e pare convinto: «Vogliamo, una volta arrivati alla dichiarazi­one dello stato di emergenza, dare un contributo ai privati di 5 mila euro e di 20 mila alle attività commercial­i che hanno subito ingenti danni. Occorre un aiuto concreto in brevissimo tempo».

Strette di mani, saluti, piccoli scambi: «Bravi, che siete ancora qui a pulire», rivolge a due pellettier­i, i fratelli Barbuiani. Si ragiona di impianti elettrici alzati da terra, paratoie e fatica... Da Manfredi e Bullo, forno antico, arriva perfino un bacino sulla guancia: l’attenzione del ministro un po’ di coraggio lo porta, pensa Sara, che sorride al «ciao» di D’Incà. Negozio di abiti per bambini, due commesse: «Siamo stanche ma andiamo avanti. É il nostro lavoro e ci teniamo, abbiamo famiglie e bambini. Non lasciateci sole». Tanti chiedono di bloccare le tasse in scadenza: «Cercheremo di capire con il ministro dell’Economia

se è possibile fare un intervento oggi, in decreto legge fiscale, o in legge di bilancio», promette l’uomo di governo.

Non resta che dire del fantasma della laguna: «Il Mose deve funzionare. Questo governo si sta prendendo l’impegno di terminare un’opera di cui si parla da vent’anni. Abbiamo trovato 419 milioni a giugno, mancano ancora poche centinaia di milioni. Bisogna finire l’opera, vederla in funzione e capire se è l’ennesima cattedrale nel deserto o se effettivam­ente difenderà la nostra laguna. Occorre accelerare, fare in fretta e fare bene». Ma basterà la diga mobile? «Vogliamo inserire nelle prossime manovre 50 miliardi in 15 anni - chiude il ministro -. Abbiamo un problema climatico nel Paese ma anche nel mondo intero e le nuove generazion­i, quelle che si riuniscono l’ultimo venerdì del mese, ci chiedono un intervento forte». Piove e, dicono, domani pioverà ancora. Dunque politiche di lungo corso: «Ma bisogna essere uniti, serve un governo stabile...». Già. (r.piv.)

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Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, al centro, a Chioggia. Il secondo da destra è il sindaco, Alessandro Ferro

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