Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Martini: «Inopportuno aver indicato Brugnaro» Il Pd: torni un caso nazionale
Doveva essere una conferenza stampa della Municipalità di Venezia su come affrontare l’emergenza acqua alta, ma quella di ieri alla Scoletta dei Calegheri si è trasformata in un’assemblea pubblica per contrapporsi al Mose. «Ci preoccupa - ha detto il presidente, Andrea Martini - che il governo voglia dare al sindaco la gestione dell’emergenza. Non lo riteniamo opportuno, è sindaco di una città che tra qualche giorno si avvierà a referendum e tra qualche mese alle elezioni, dove è già ricandidato. Non riteniamo opportuno sia lui a gestire i soldi che lo Stato metterà a disposizione delle famiglie e delle attività della città per sistemare i danni». C’era l’architetto Giorgio Leandro, che ha portato lo studio del 1999 per rialzare la pavimentazione di Venezia e salvaguardarla fino a 120 centimetri. Presenti anche gli ingegneri Vincenzo Di Tella e Paolo Vielmo, da sempre oppositori del Mose, che hanno illustrato perché non potrà proteggere la laguna: oltre ai costi esosi di manutenzione, l’assenza di un progetto esecutivo che garantisca la funzionalità. «Occorre un concorso di idee perché le potenziali ricchezze di progetto, nel mondo, possano aiutare la città», ha detto Martini. Presenti anche i No Navi e i ragazzi di «Fridays for future» e dell’associazione «Venice Calls».
Il Pd «ufficiale» venerdì aveva invece lanciato una ricetta diversa: sì a Brugnaro commissario, ma con la promessa che vadano prima di tutto ai danneggiati. Il partito ha chiesto il blocco di tasse e mutui e contributi senza aggravi burocratici per l’emergenza. «Ma poi la salvaguardia di Venezia deve tornare a essere questione nazionale», dice Monica Sambo, consigliera comunale. Su questo si è impegnato il deputato Nicola Pellicani: «Non c’è solo il Mose, serve andare oltre». (g. prad. – a. g.)