Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Casa mia sommersa ma ero tra i volontari»
«Abbiamo corso per tre giorni, quando smettevamo con i trasporti c’era da preparare da mangiare per tutti gli operatori, un centinaio di pasti a pranzo e altrettanti a cena, e si tornava a casa solo per trovarla allagata. Adesso però stacco per due giorni di relax: torno a lavorare in ospedale». Silvano Baseggio, 50 anni, è il volontario responsabile del gruppo della Protezione civile di Pellestrina. Quando la marea ha travolto l’isola, casa sua, a San Piero in Volta, è finita sotto un metro e quaranta d’acqua. Il suo lavoro, per tre giornate infinte, è stato assistere ad ogni necessità delle squadre d’intervento, dal cibo ai sopralluoghi necessari ai nuovi team di volontari, arrivati a Mestre da altri comuni, per agire. Il primo momento è stato il più duro: «L’acqua non è scesa per un giorno e mezzo, sono servite le pompe esterne racconta - Ho guastato un mezzo della Protezione civile perché dovevo spostarmi in continuazione nell’acqua che arrivava alla portiera: era l’unico che partiva. La prima notte eravamo in sei: di 20 volontari 14 avevano il mare in casa e non si era ancora capita bene la situazione di Pellestrina. Alle 8 di mercoledì sono arrivati gli aiuti, in forze». Ma finché le pompe non hanno finito il lavoro l’isola è rimasta sotto e nelle case tutto è da buttare. Il figlio 23enne di Silvano ha preso tre giorni di ferie per salvare il salvabile: «Ma avremo 20 mila euro di danni, tra elettrodomestici e mobili - sospira l’infermiere - E dovremo forare i muri per ripulirli». (gi. co.)