Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Bpvi, quella baciata sulla laguna: «Gianni, stiamo tranquilli?»

- Federico Nicoletti

VICENZA «Gianni, possiamo stare tranquilli con le operazioni?». I prestiti all’azienda delle valigie di Campodarse­go, nel Padovano, e le cene con gli amici imprendito­ri, dalle sorelle Ramonda a Rino Mastrotto, e il presidente Bpvi, Gianni Zonin. E la «baciata» da 5 milioni perfino sulle valli in laguna, sulla società del casone di Valle Zappa, a Campagna Lupia, nel Veneziano, con le pressioni per chiuderla. A restituire un altro spaccato del cerchio ristretto intorno a Popolare di Vicenza, sul banco dei testimoni del processo in corso a Vicenza, è stato ieri Giovanni Roncato (a destra nella foto in tribunale) , 77 anni, il patròn della Valigeria Roncato. Rapporto strettissi­mo, quasi simbiotico, il suo, con Bpvi. In cui prestiti veri e «baciate» erano un tutt’uno: «Bpvi era diventata la nostra banca di riferiment­o e in tanti anni mi sono sempre trovato bene. E se devo dire la verità, le operazioni sulle azioni finanziate non le facevamo per lucro. Era un favore alla banca, era perché c’era un rapporto molto sincero. Il dirigente che ce le propose ci disse che si aprivano tutte le porte, che il rapporto sarebbe stato più completo, in una corsa preferenzi­ale».

Dalle prime operazioni da 500 mila euro proposte da Pilan e Troncon si passa ai 5 milioni alla Zappa sas, la società dell’acquacoltu­ra e dello splendido casone di caccia di Valle Zappa, di proprietà dei Roncato, proposta da Sorato e Giustini nel 2012. Operazione non facile da giustifica­re, 5 milioni prestati a un’azienda come quella. La struttura la boccia; ma tutto s’aggiusta: «A malapena lì si pagava il reddito - dice Roncato -. Forse chi l’aveva seguita non era a conoscenza che era un favore alla banca. Accetto: c’era un rapporto di amicizia e stima. Ci sentivamo onorati».

Ma l’operazione, che deve durare un anno, non si chiude; e alla fine lo sarà solo per 2 dei 5 milioni. «Iniziava a generarmi sospetti, se devo essere sincero - dice Roncato -. Andava chiusa: se qualcosa andava male non si ripagava il prestito». Roncato preme su Giustini e Sorato, chiede loro un incontro con Zonin.

E cerca di far leva anche sul presidente. Lo ha conosciuto, gli chiede il pm Luigi Salvadori. «Sì, certo si facevano pranzi e cene, anche tra amici». E delle baciate ha parlato? «No. Zonin era una figura istituzion­ale, ci dava la garanzia che tutto andava bene. Era il padrone della banca, il riferiment­o. Io ci credevo».

"

Giovanni Roncato Con lui si facevano pranzi e cene. Zonin ci dava la garanzia che tutto andava bene

Salvadori gli ricorda le dichiarazi­oni nell’interrogat­orio di due anni fa: «Durante le varie cene con Zonin tra 2012 e 2014, poiché ero preoccupat­o della baciata l’ho preso da parte e gli ho chiesto: ‘Gianni possiamo stare tranquilli con le operazioni?’». E il presidente cosa le rispondeva, lo incalza il pm. «State tranquilli tutti quanti, perché le operazioni ci servono per acquistare una banca». Ma con Zonin, gli chiede il difensore Enrico Ambrosetti, ha mai parlato di baciate? «No», è la replica. E perché non gli ha chiesto un incontro direttamen­te? «Avevo tanti impegni, per non dare disturbo... E poi ritenevo l’operazione sicura e c’erano gli organi di controllo». Ma sa come Zonin interpreta­sse il ruolo di presidente e se sapesse dell’operativit­à di quelle operazioni finanziate, riprende il pm Salvadori. «Credo di sì - chiude Roncato -. Io ho un’azienda e ne conosco tutta l’attività. Altrimenti che presidente sei?».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy