Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Bandiera veneta riempie la curva e stavolta nessuno la vieta «È solidarietà»
Stesso vessillo di San Marco, decisioni opposte. I tifosi: c’è sempre stato
Una curva, quella del Vicenza, trapuntata di leoni di San Marco; la stessa bandiera che, sette giorni prima, era stata vietata allo stadio Padova, su direttiva della questura. I tifosi del «Lane» hanno dato solidarietà a Venezia, ferita dal maltempo: «Nessun problema e nessuna autorizzazione chiesta» per far entrare allo stadio quello che il questore di Padova aveva bloccato «in quanto simbolo venetista». Cortocircuito all’italiana? Alla veneta?
VICENZA «La bandiera di San Marco? Non abbiamo avuto alcun problema ad esporla in curva, ieri (domenica scorsa, ndr). Per altro, non avevamo fatto alcuna richiesta di autorizzazione». È stata la prima esposizione del leone alato da parte di voi tifosi di Vicenza, o era già entrato al Menti in passato? «Era già entrato in passato e, come gruppo, noi lo esponiamo volentieri...». Carlo Florio, vicentino, ha 46 anni e di lavoro fa il rappresentante. Qui, però, Florio parla come rappresentante di spicco del Lanerossi Crew, uno dei gruppi forti della Curva Sud dello stadio di Vicenza, cuore «roventissimo» del tifo biancorosso. Gli abbiamo chiesto conto di quello che, a meno di equivoci rimasti fin qui in ombra, ha tutte le sembianze del classico cortocircuito all’italiana: identico fatto e letture normative opposte a pochi giorni di distanza.
Il caso è comodamente servito da un comunicato via Facebook del 15 novembre, a firma Curva Sud Vicenza: «In occasione della partita di domenica contro il Ravenna, esortiamo tutto lo stadio ad esprimere la propria solidarietà verso la città di Venezia e verso tutti i veneti che stanno subendo questa catastrofe, che non serve citare...». Venezia annega, investita da una sequenza ravvicinata di acque alte mai sperimentata nella storia. «In attesa di capire come contribuire agli aiuti in maniera più concreta - scrivono, venerdì scorso, i tifosi del “Lane” - invitiamo tutti a sventolare nel proprio settore bandiere e bandierine con l’effige del leone di San Marco, simbolo della nostra bellissima regione e di tutti noi che a questa terra dobbiamo le radici». In coda la curva specifica: «Il gonfalone non appartiene né ai partiti, né ai movimenti, ma appartiene ai veneti. Non è nulla di politico...».
Detto e fatto: le foto del giorno della partita raccontano di una curva vicentina con decine e decine di leoni marciani a punteggiare il consueto fondale biancorosso. È la stessa bandiera che, giusto la domenica precedente, non è stata ammessa all’Euganeo di Padova. Gli addetti alla sicurezza dell’impianto, recependo un’indicazione della questura, nel primo pomeriggio del 10 novembre hanno bloccato padre e figlio diretti in tribuna Fattori, la fossa del tifo biancoscudato: la coppia è entrata, ma senza il vessillo di San Marco. A 24 ore di distanza, il questore padovano ha difeso la scelta: «Possono entrare allo stadio soltanto le bandiere delle due tifoserie e quella italiana. In questo caso - la tesi di Paolo Fassari - si trattava di una bandiera venetista e la normativa ne impedisce l’ingresso. Per le bandiere la normativa è molto chiara».
La normativa sarà chiarissima, nondimeno lo stop al simbolo secolare della Repubblica di Venezia che fu, oggi bandiera del Comune lagunare e anche della Regione, aveva alzato un robusto vento di polemiche. Anche qui, nulla di inconsueto. Luca Zaia aveva fatto la voce grossa: «Vietare l’igresso in uno stadio alla bandiera di San Marco dei tifosi veneti è quantomeno incivile... Per quanto accaduto chiederò l’intervento del ministro dell’Interno». Dure parole, fra gli altri, anche da Nicola Finco, capogruppo della Lega in Consiglio regionale: «É un fatto gravissimo. Chiederò l’introduzione del reato di vilipendio alla bandiera della Regione...». Il disastro climatico dei giorni successivi ha certamente dato ai politici di casa nostra pensieri più urgenti, ma il cortocircuito rimane. A scanso di equivoci, il tifoso Florio spiega come le curve vicentine e veneziane non si vogliano bene: «Loro sono rivali, certo, ma nel momento del bisogno ci si mobilita. La solidarietà è doverosa. Non è la prima volta» e, se circostanze future lo chiederanno, non sarà l’ultima.
Il questore di Vicenza, ieri, non ha potuto commentare quanto accaduto domenica al Menti: impegni fitti e una promessa di intervenire oggi. Si può però dare lettura della norma blocca-bandiere. Quella fin qui applicata a targhe alterne è la determinazione dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive numero 14, dell’8 marzo 2007: striscioni, «materiale ad essi assimilabile» e quanto serve per le coreografie del tifo non entra allo stadio se non è autorizzato. Vale lo stesso per le bandiere, «fatte salve quelle riportanti solo i colori sociali della propria squadra e quelle degli Stati rappresentati in campo». Il tricolore può dunque entrare ma per il simbolo del Veneto, che Stato non è, in tribuna non c’è posto. Questo alla lettera della norma; poi, certo, la regola va fatta applicare...
Gli ultras Non abbiamo avuto alcun problema a esporre la bandiera di San Marco e non abbiano chiesto alcuna autorizzazione