Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Spiagge, montagne, campi «Tutto il Veneto è devastato»
Il governatore: «Si pulisca il fiume o sarà tragedia»
CONEGLIANO (TREVISO) «Il danno è grande, siamo davanti alla devastazione». Il governatore Luca Zaia è appena sceso dall’elicottero dei vigili del fuoco, atterrato sull’aviosuperficie della zona industriale di Conegliano dopo un sorvolo sui territori colpiti dal maltempo. Al suo fianco,il comandante interregionale dei vigili del fuoco, Loris Munaro, e l’assessore alla Protezione civile Gianpaolo Bottacin.
Il sopralluogo ha toccato la frana dello Schiucaz, costantemente monitorata, e quella di Perarolo, che al momento non desta preoccupazioni, quindi diversi fronti franosi in Comelico, Alpago e Agordino, tutti sotto osservazione. Quindi l’elicottero ha attraversato le zone alluvionate del Veneto Orientale, dove il Piave resta la principale fonte di allarme, per arrivare alle spiagge e, di lì, al Delta del Po.
«Siamo scesi a terra a Bibione - racconta Zaia - lì la situazione è davvero grave. Il mare ha portato via almeno 100 mila metri cubi di spiaggia, l’equivalente di 1.500 ombrelloni. Le onde hanno letteralmente strappato i sottoservizi, i cavi della fibra ottica e tutto ciò che si può immaginare in una spiaggia attrezzata. A Jesolo, invece, il danno maggiore si registra attorno alla foce del Piave, in modo più accentuato nella parte ad est (in corrispondenza della laguna del Mort, ndr.). Lunghi tratti di spiaggia, semplicemente, non esistono più. Problemi, ma di minore entità, ci sono anche a Eraclea, Sottomarina, Rosolina». Quindi la Sacca di Scardovari dove si allevano cozze, vongole e le prelibate ostriche rosa: «Anche lì siamo scesi a terra ed anche lì ci siamo trovati di fronte alla devastazione. Su 70 cavane, 50 sono state spazzate via dal vento e i resti sono sparpagliati a duecento metri di distanza. I pescatori sono disperati, non possono più lavorare».
Altro punto critico, il Veneto Orientale, nei pressi di Teglio Veneto e San Michele al Tagliamento, dove ampie zone sono finite letteralmente sott’acqua. Come conferma Munaro: «Come vigili del fuoco siamo intervenuti in questi giorni più di mille volte, la metà delle quali a Venezia. Ma non c’è solo Venezia, purtroppo. L’area interessata è molto più ampia e dovremo aggiornare la nostra mappatura. In alcuni Comuni, dove non siamo potuti intervenire, la popolazione si è difesa da sola, rimboccandosi le maniche per respingere l’acqua prima e ripulire tutto poi. E l’emergenza non è finita. A Villanova di San Michele al Tagliamento sono al lavoro quattro idrovore e ancora non riusciamo a liberare dall’acqua una ventina di abitazioni. Poi ci sono i danni alle attività produttive, specialmente sulla costa». Quindi il capo dei vigili del fuoco ammette: «I cambiamenti climatici ci stanno costringendo a modificare le nostre procedure di intervento e di mobilità sul territorio».
Lo sguardo corre al bollettino meteo, che dopo la ripresa delle piogge indica un miglioramento e un abbassamento delle temperature, una buona notizia perché, come spiegano Zaia e Bottacin, «il caldo provoca lo scioglimento della neve e l’ingrossarsi dei fiumi, mentre lo scirocco da un lato alimenta le mareggiate sulle spiagge e l’acqua alta a Venezia, dall’altro impedisce al mare di ricevere l’acqua in arrivo dai fiumi, aumentando il rischio esondazioni».
L’impressione (che via via si sta tramutando in certezza) è che a questi fenomeni si dovrà fare l’abitudine, sicché l’unica soluzione è proseguire con gli interventi di prevenzione. «Quando siamo arrivati in Regione - dice Bottacin non si facevano opere idrauliche da 80 anni. Dal 2010 a oggi, invece, abbiamo investito 860 milioni di euro». La progettazione della cassa di laminazione di Ciano sul Piave, per la quale è ancora caccia ai finanziamenti, sarà chiusa entro un anno. Il bacino di Prà dei Gai sul Livenza, invece, per cui ci sono sia il progetto che le risorse, attende che sia espletata la seconda gara d’appalto, dopo che la prima è stata revocata perché una delle buste al momento dell’apertura è stata trovata manomessa, con conseguente denuncia in procura.
«La nostra vera preoccupazione - avverte Zaia - è il Piave.
L’alveo è pieno di alberi, in caso di piena rischiamo una catastrofe e questo gli ambientalisti devono metterselo in testa. Bisogna assolutamente ripulirlo». A chi tocca? «Il Genio civile è pronto - spiega Bottacin - ma per intervenire si deve avere la Vinca, per non disturbare gli uccelli che nidificano, occorre l’autorizzazione paesaggistica del ministero dei Beni culturali... In italia funziona così. Noi avevamo approvato una legge regionale al riguardo ma ci è stata subito impugnata e la Consulta ci ha ricordato che l’Ambiente è materia dello Stato».