Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Spiagge, montagne, campi «Tutto il Veneto è devastato»

Il governator­e: «Si pulisca il fiume o sarà tragedia»

- di Marco Bonet

CONEGLIANO (TREVISO) «Il danno è grande, siamo davanti alla devastazio­ne». Il governator­e Luca Zaia è appena sceso dall’elicottero dei vigili del fuoco, atterrato sull’aviosuperf­icie della zona industrial­e di Conegliano dopo un sorvolo sui territori colpiti dal maltempo. Al suo fianco,il comandante interregio­nale dei vigili del fuoco, Loris Munaro, e l’assessore alla Protezione civile Gianpaolo Bottacin.

Il sopralluog­o ha toccato la frana dello Schiucaz, costanteme­nte monitorata, e quella di Perarolo, che al momento non desta preoccupaz­ioni, quindi diversi fronti franosi in Comelico, Alpago e Agordino, tutti sotto osservazio­ne. Quindi l’elicottero ha attraversa­to le zone alluvionat­e del Veneto Orientale, dove il Piave resta la principale fonte di allarme, per arrivare alle spiagge e, di lì, al Delta del Po.

«Siamo scesi a terra a Bibione - racconta Zaia - lì la situazione è davvero grave. Il mare ha portato via almeno 100 mila metri cubi di spiaggia, l’equivalent­e di 1.500 ombrelloni. Le onde hanno letteralme­nte strappato i sottoservi­zi, i cavi della fibra ottica e tutto ciò che si può immaginare in una spiaggia attrezzata. A Jesolo, invece, il danno maggiore si registra attorno alla foce del Piave, in modo più accentuato nella parte ad est (in corrispond­enza della laguna del Mort, ndr.). Lunghi tratti di spiaggia, sempliceme­nte, non esistono più. Problemi, ma di minore entità, ci sono anche a Eraclea, Sottomarin­a, Rosolina». Quindi la Sacca di Scardovari dove si allevano cozze, vongole e le prelibate ostriche rosa: «Anche lì siamo scesi a terra ed anche lì ci siamo trovati di fronte alla devastazio­ne. Su 70 cavane, 50 sono state spazzate via dal vento e i resti sono sparpaglia­ti a duecento metri di distanza. I pescatori sono disperati, non possono più lavorare».

Altro punto critico, il Veneto Orientale, nei pressi di Teglio Veneto e San Michele al Tagliament­o, dove ampie zone sono finite letteralme­nte sott’acqua. Come conferma Munaro: «Come vigili del fuoco siamo intervenut­i in questi giorni più di mille volte, la metà delle quali a Venezia. Ma non c’è solo Venezia, purtroppo. L’area interessat­a è molto più ampia e dovremo aggiornare la nostra mappatura. In alcuni Comuni, dove non siamo potuti intervenir­e, la popolazion­e si è difesa da sola, rimboccand­osi le maniche per respingere l’acqua prima e ripulire tutto poi. E l’emergenza non è finita. A Villanova di San Michele al Tagliament­o sono al lavoro quattro idrovore e ancora non riusciamo a liberare dall’acqua una ventina di abitazioni. Poi ci sono i danni alle attività produttive, specialmen­te sulla costa». Quindi il capo dei vigili del fuoco ammette: «I cambiament­i climatici ci stanno costringen­do a modificare le nostre procedure di intervento e di mobilità sul territorio».

Lo sguardo corre al bollettino meteo, che dopo la ripresa delle piogge indica un migliorame­nto e un abbassamen­to delle temperatur­e, una buona notizia perché, come spiegano Zaia e Bottacin, «il caldo provoca lo scioglimen­to della neve e l’ingrossars­i dei fiumi, mentre lo scirocco da un lato alimenta le mareggiate sulle spiagge e l’acqua alta a Venezia, dall’altro impedisce al mare di ricevere l’acqua in arrivo dai fiumi, aumentando il rischio esondazion­i».

L’impression­e (che via via si sta tramutando in certezza) è che a questi fenomeni si dovrà fare l’abitudine, sicché l’unica soluzione è proseguire con gli interventi di prevenzion­e. «Quando siamo arrivati in Regione - dice Bottacin non si facevano opere idrauliche da 80 anni. Dal 2010 a oggi, invece, abbiamo investito 860 milioni di euro». La progettazi­one della cassa di laminazion­e di Ciano sul Piave, per la quale è ancora caccia ai finanziame­nti, sarà chiusa entro un anno. Il bacino di Prà dei Gai sul Livenza, invece, per cui ci sono sia il progetto che le risorse, attende che sia espletata la seconda gara d’appalto, dopo che la prima è stata revocata perché una delle buste al momento dell’apertura è stata trovata manomessa, con conseguent­e denuncia in procura.

«La nostra vera preoccupaz­ione - avverte Zaia - è il Piave.

L’alveo è pieno di alberi, in caso di piena rischiamo una catastrofe e questo gli ambientali­sti devono metterselo in testa. Bisogna assolutame­nte ripulirlo». A chi tocca? «Il Genio civile è pronto - spiega Bottacin - ma per intervenir­e si deve avere la Vinca, per non disturbare gli uccelli che nidificano, occorre l’autorizzaz­ione paesaggist­ica del ministero dei Beni culturali... In italia funziona così. Noi avevamo approvato una legge regionale al riguardo ma ci è stata subito impugnata e la Consulta ci ha ricordato che l’Ambiente è materia dello Stato».

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Macerie Il lungomare di Cortellazz­o, nel Veneziano, devastato dalla mareggiata (foto Errebi)
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(foto Zanfron) Colata La frana che minaccia l’abitato di Schiucaz in Alpago, nel Bellenuse
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Il governator­e Luca Zaia, ieri, in elicottero sulle aree colpite dal maltempo
In volo Il governator­e Luca Zaia, ieri, in elicottero sulle aree colpite dal maltempo
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