Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Altro che anno bellissimo... E oggi siamo troppo piccoli»
Confindustria, prima uscita di Carraro. Via alle manovre per la presidenza
VICENZA «Il 2019 doveva essere l’anno bellissimo (cfr. Giuseppe Conte, premier in carica, ndr), in cui la povertà veniva sconfitta (cfr. Luigi Di Maio, capo politico del M5S, ndr)... Invece, siamo rientrati in una fase di crisi e sta chiudendo la più grande acciaieria d’Europa, con tutto quello che ne consegue per l’industria italiana». Nel giorno della sua prima uscita pubblica come presidente di Confindustria Veneto, alla presentazione del rapporto sull’export del made in Italy «bello e ben fatto», Enrico Carraro non ha fatto sconti al governo «giallorosso». Anzi: «C’è tutt’ora un clima anti-impresa - ha sottolineato Carraro - come dimostrano le prime proposte inserite nella manovra finanziaria, vedi plastic e sugar tax. Ma dobbiamo cambiare anche al nostro interno - ha aggiunto il nuovo leader confindustriale veneto -, come imprese dobbiamo sviluppare le filiere e lavorare insieme, altrimenti le nostre dimensioni non ci consentiranno di essere competitivi».
Da dove possiamo cominciare a migliorare le cose? Secondo Luciano Vescovi, presidente degli industriali vicentini, sarebbe già un bel passo avanti se «il Sistema Paese, anziché fare i conti su quanto far durare Quota 100 o sui navigator, parlasse di università, università e ancora università. L’ho già dichiarato che all’articolo 1 della Costituzione, oggi, dovrebbe esserci scritto: L’Italia è una Repubblica fondata sulla conoscenza. Il lavoro, a
quel punto, viene da sé».
Rimane il fatto, di per sé incoraggiante, che l’Italia può ancora giocarsi una carta pesante: è «campione di qualità» nel mondo, issandosi fino al terzo posto nella classifica internazionale degli esportatori di beni di consumo di fascia alta. Il «bello e ben fatto», per l’appunto. Le eccellenze del made in Italy valgono qualcosa come 86 miliardi di export e sono trasversali a tutti i principali comparti: dal legno-arredo alla pelletteria, dalle calzature all’abbigliamento.
Secondo il rapporto elaborato dal centro studi di Confindustria, con il sostegno di Sace Simest, il «bello e ben fatto» italiano è in grado di esprimere un potenziale di export per ulteriori 45 miliardi di euro, almeno 10 dei quali potrebbero essere realizzati
nei Paesi cosiddetti emergenti: ovviamente la Cina (3,3 miliardi) ma anche Emirati Arabi, Qatar, Arabia Saudita e Russia, tutte aree del pianeta dove la domanda di eccellenze made in Italy è in costante ampliamento.
Per illustrare alla platea dei colleghi i dati principali del dossier, ieri è arrivata a Vicenza la vicepresidente nazionale di Confindustria con delega all’internazionalizzazione, Licia Mattioli, la quale, non a caso, di mestiere produce gioielli artigianali di lusso in quel di Torino. «Ma qui a Vicenza - ha tenuto a precisare - come orafa mi sento di casa. E il Veneto, più in generale, è una delle culle del bello e ben fatto italiano». Un’affermazione rafforzata dai profili aziendali degli imprenditori che hanno partecipato alla successiva tavola rotonda: Mario Moretti
Polegato di Geox, Luigi Lucchetta della veneziana Barovier&Toso e Michele Bauli dell’omonima industria dolciaria veronese. Che ha ribadito: «Siamo i primi produttori in Europa di plastica e devo dire che buona parte di quella utilizzata arriva dalla plastica riciclata. Devo quindi rilevare che il provvedimento annunciato dal governo è sostanzialmente punitivo».
Non sfugga, poi, la coincidenza secondo cui Licia Mattioli risulta essere una delle figure accreditate per succedere, l’anno prossimo, a Vincenzo Boccia come numero uno a Viale dell’Astronomia. Lei stessa ha rivelato di essere stata sollecitata a scendere in campo, aprendo di fatto una pre-competizione (i saggi che dovranno sondare il clima e raccogliere le candidature nei territori entreranno in azione soltanto a gennaio) a nord del Po, dove le acque dello stagno confindustriale cominciano ad agitarsi parecchio: è pronto a scendere in campo il bresciano Giuseppe Pasini e, si sente dire da più parti, pure il capo della potentissima Assolombarda, Carlo Bonomi, sta valutando la situazione.
Di sicuro, anche sotto questo profilo, la «signora dei gioielli» potrebbe dire di sentirsi di casa a Vicenza (e nella vicina Verona): qui, infatti, facevano base i grandi elettori veneti dell’attuale presidente Boccia. Le truppe cominciano a fare manovra.