Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

INNOVARE E SAPER DECIDERE

- di Massimiano Bucchi

«Da grandi poteri derivano grandi responsa bilità». La massima di Stan Lee, creatore dei supereroi Marvel, vale anche per la tecnologia. E vale soprattutt­o per le tecnologie più grandi, potenti e costose. L’hanno detto con chiarezza più volte, nei giorni scorsi, i commissari del Mose. Nelle interviste, anche al Corriere, hanno infatti spiegato che se qualcuno li avesse autorizzat­i, forse si sarebbe anche potuto tentare di mettere in funzione l’opera, seppur mai collaudata, in una tale situazione di emergenza. Ma se poi qualcosa fosse andato storto, di chi sarebbe stata la responsabi­lità? Forse degli stessi commissari? Da questo punto di vista il tema richiama da vicino il caso dell’ex Ilva di Taranto. Chi se la sente di assumersi la responsabi­lità di operazioni così complesse come quelle di bonifica ambientale in quell’area, correndo il rischio di trovarsi al centro di inchieste e procedimen­ti giudiziari? Il paradosso è che se gli errori e le omissioni di chi deve decidere in situazioni di emergenza rischiano di essere gravemente sanzionate, la prevenzion­e efficace passa perlopiù inosservat­a. Il matematico e filosofo Nassim Taleb, autore de «Il Cigno Nero», lo spiega così. Che cosa avremmo pensato di un legislator­e che il 10 settembre 2001, il giorno prima dell’attentato alle Torri Gemelle, avesse imposto improvvisa­mente lunghi controlli agli aeroporti e porte antiproiet­tile alle cabine di pilotaggio?

Con conseguent­i oneri per passeggeri e compagnie aeree? E chi gli avrebbe riconosciu­to un qualche merito se gli attentati, a seguito di queste misure, non si fossero mai verificati? Nessuno. Ogni tecnologia, ogni innovazion­e, richiede che allo sviluppo tecnico corrispond­a uno sviluppo nella nostra capacità di far funzionare, regolament­are e dunque comprender­e quella stessa tecnologia. C’è invece il rischio concreto che nessuno abbia pensato a dare una risposta efficace a questi interrogat­ivi anche quando il Mose sarà finalmente stato completato da un punto di vista tecnico. Per poter utilizzare una tecnologia così complessa in situazioni di emergenza occorre una profonda innovazion­e anche nei processi decisional­i. Si deve sviluppare una catena di decisioni rapide, con ruoli e responsabi­lità chiare sia sul piano tecnico che su quello politico. Senza questa innovazion­e, il rischio è che il Mose e la sua potenziale efficacia tecnica resti sommersa, non dalle acque del mare, ma dall’insipienza e dell’inadeguate­zza dell’infrastrut­tura giuridica e organizzat­iva.

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