Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Alluvione, il conto sale a un miliardo e mezzo
Litorale da ricostruire, 50 cantieri di Vaia da sistemare. E il governatore denuncia gli haters di Venezia
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Zaia
Dal 2010 abbiamo messo in atto il piano D’Alpaos da 3 miliardi di euro. Per mettere in sicurezza il Piave servono bacini di laminazione
VENEZIA L’ultima ondata di maltempo che ha flagellato il Veneto è stata «una tempesta Vaia in slow motion». Identico il quantitativo di pioggia caduto, dai 400 ai 700 mm di acqua in dieci giorni. Un diluvio che per Vaia si concentrò in 48 ore. Stessa acqua ma danni ancora maggiori. Oltre al miliardo stimato per Venezia, si aggiungono almeno altri 500 milioni di euro per il resto del Veneto. Ci sono le 50 cavane polverizzate nella Sacca di Scardovari, in Polesine, e i 50 cantieri di Vaia nel Bellunese in cui, spiega Nicola Dell’Acqua, direttore dell’area tutela del territorio della Regione, «dovremo ripartire da zero». Per non parlare dei centri abitati del Veneto orientale allagati da Portogruaro a Concordia Sagittaria, un’area in cui la rete idrografica minore non ha retto il combinato disposto dello scirocco - che ha impedito al mare di ricevere - e di pioggia e neve sciolta.
«Il problema - sottolinea Dell’Acqua - è rappresentato dall’ingrossamento dei fiumi in simultanea con l’alta marea che ha colpito pesantemente Venezia e le isole. Questo ha mandato in crisi la rete secondaria e provocato parecchi problemi in montagna, in particolare in alcuni cantieri di Vaia e nell’area nord-orientale».
«È un conto destinato a salire - specifica il governatore Luca Zaia - è ancora presto ma dovessi dare una cifra a spanne, ora, direi almeno mezzo miliardo». E servirà un altro commissario per l’emergenza che è già stato richiesto a Roma: «Preparatevi a un autunno con due gestioni commissariali - spiega Zaia - una per Venezia col sindaco Luigi Brugnaro e una per il resto del Veneto». E in questo caso sarà lo stesso Zaia.
Si ragiona già in termini di «post», ma anche la coda finale della tempesta al rallentatore è stata lunga. Ancora ieri la situazione per molti fiumi era da allarme arancione. Certo si è in «progressiva attenuazione». Allerta medio-alta per l’assetto idrogeologico dell’area dolomitica e per il rischio allagamenti ed esondazioni nel bacino di Lemene, Livenza e Tagliamento, nel Veneto orientale. Oggi e domani sono possibili nevicate in montagna, sopra i 1330 metri nelle aree alpine e sopra i 1600 metri nelle Prealpi, ma il fenomeno è in graduale esaurimento. Un allarme che resta valido fino alle 20 di stasera.
Zaia, reduce dal sopralluogo aereo di lunedì, snocciola i numeri del disastro: a Bibione 100.000 metri cubi di spiaggia inghiottiti, distrutti i sottoservizi. Danni anche a Caorle ed Eraclea, a Jesolo oltre un km di lungomare, verso la Pineta, non esiste più. Sul litorale è allarme rosso, si alza il grido d’aiuto di Confturismo che chiede di estendere anche alle imprese della costa la sospensione per 12 mesi delle rate dei finanziamenti in essere già proposta a Venezia. E poi il Polesine.
Numeri alti anche per chi ha lavorato in piena emergenza: 195 i Centri Operativi Co
munali aperti, 744 i soccorritori volontari, 186 squadre di 78 organizzazioni, spiega l’assessore alla Protezione civile Gianpaolo Bottacin. «Nel 2010 - spiega Zaia - ci siamo trovati con la rete al collasso e nessuno sapeva nulla, da allora abbiamo messo in atto il piano D’Alpaos con 3 miliardi di euro, ma le piene si ripetono. Per mettere in sicurezza il Piave servono bacini di laminazione. Serve che qualcuno decida a livello centrale: se il dissesto idrogeologico è una priorità, bisogna che il governo investa adeguatamente. Noi nel bilancio 2020 abbiamo stanziato 45 milioni di euro, quello che potevamo, ben consapevoli che non basteranno».
Alla voce «danni» Palazzo Balbi ascrive anche l’inchiostro velenoso sui social dei tanti «lasciamoli annegare» e «hanno voluto l’autonomia, si arrangino» postati mentre Venezia era con l’acqua alla gola. «Come abbiamo fatto con gli insulti a Rocca Pietore dopo Vaia - spiega il governatore - li denunceremo. Non ci sono parole per chi riversa odio e ignoranza in questi frangenti». A Venezia il livore dei social si respira poco, molto più intenso è l’impatto della solidarietà.
La città finalmente libera dall’acqua alta corre per ritrovare una normalità. Riapre in anticipo, anche se con alcune sale ancora inagibili, il Caffé Florian in piazza San Marco mentre a Palazzo Grassi si smonta un paio di settimane prima del previsto il gigantesco mosaico di Luc Tuymans, «Schwarzheide», realizzato nell’atrio, per procedere alla pulizia del pavimento in marmo. Confcommercio ha varato un pacchetto di sostegno alle attività commerciali dalla linea di credito a tasso agevolato all’offerta di contributi ad hoc mentre la Camera di Commercio di Venezia e Rovigo stanzia 500 mila euro per le imprese danneggiate in centro storico e in Polesine.