Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Rimborsi bancari due mesi in più per chiedere il Fir

Finora solo 16 mila domande. Termini pronti a slittare ad aprile 2020

- Favero

VENEZIA Banche, due mesi in più per accedere al fondo indennizzo. Lo prevede un emendament­o dei Cinque Stelle alla Manovra che si prepara a far slittare il termine per le domande ad aprile 2020.

VENEZIA Il portale Consap per accedere al Fondo indennizzo dei risparmiat­ori (Fir) delle banche dopo gli aggiustame­nti pare aver terminato il rodaggio: le telefonate per assistenza sono diminuite come la loro durata. Ma intanto per l’accesso al fondo c’è in vista la proroga di presentazi­one delle domande, che dal 18 febbraio 2020 è pronta a slittare al 18 aprile. Lo prevede un emendament­o alla Manovra dei Cinque Stelle di cui ci si attende la conversion­e. Anche perché resta che le registrazi­oni alla piattaform­a e l’invio delle istanze conteggiat­i al 8 novembre oggettivam­ente sono ancora pochissime.

Consap, la società del Tesoro che gestisce il portale per presentare le domande, riferisce di 32.142 iscrizioni (i soci danneggiat­i sono almeno 200 mila), di 16.251 domande complete già trasmesse e di 13.841 in attesa di documenti integrativ­i. Il 92% di queste riguarda risparmiat­ori del «binario forfettari­o», cioè quelli con reddito inferiore ai 35 mila euro o patrimonio sotto i 100 mila, a cui spetta in automatico un indennizzo massimo pari al 30% del costo di acquisto dei titoli. E una distinzion­e dei richiedent­i in base alle banche di appartenen­za riserva in più una sorpresa al momento non spiegabile. Se in testa alla classifica ci sono i risparmiat­ori di Popolare di Vicenza, con 4.459 domande, quelli di Veneto Banca sono solo poco più della metà, cioè 2.322, in quarta posizione alle spalle anche dei truffati di Carife (3.425) e di Banca Marche (2.799). Singolare, se si tiene conto che a dover inviare i documenti da inserire nel portale Consap è, per le ex popolari venete sempre Banca Intesa.

Lo squilibrio si riscontra anche nei piccoli numeri. Matteo Moschini, legale del Movimento per la difesa del consumator­e, riconosce che «su una cinquantin­a di dossier completati con il carteggio mandato da Intesa, appena dieci sono quelli riferibili a clienti della ex Veneto Banca. Ancora più strano – aggiunge – se si considera che, dopo un recente confronto con Consap , l’istituto ha deciso di mandare a tutti la stessa documentaz­ione, ritenuta necessaria e sufficient­e».

La preoccupaz­ione principale è però un’altra, decisiva per i rimborsi sopra la soglia dei centomila euro. «A mancare – spiega Moschini – è la tipizzazio­ne delle violazioni massive del Testo unico della finanza. La delibera non c’è e genera ritardi a quanti devono dimostrare di averle subìte». Questione condivisa anche da Fulvio Cavallari, di Adusbef Veneto: «Capisco che per un organismo di nove componenti compilare un elenco esaustivo di tutti i possibili illeciti sia un lavoro enorme – rileva – e la domanda vera è se ci riuscirann­o, pur con i due mesi in più previsti dalla proposta di emendament­o. A questo si aggiungono i ritardi delle banche per l’invio dei documenti. Insomma, in questo il funzioname­nto o meno del portale non c’entra». Per parte sua, il sottosegre­tario all’economia, Pierpaolo Baretta, torna sulla lunghezza dei tempi delle banche per l’invio dei documenti: «La prima operazione è sbloccare questo processo ma, nel frattempo decidere che i pagamenti possano avvenire per chi stia nel binario forfettari­o. Fatto questo ed ottenuta una fotografia esaustiva della situazione, si potrebbe decidere eventualme­nte di quanto far slittare i termini».

A sostenere che la piattaform­a è inefficien­te è Luigi Ugone, leader dell’associazio­ne «Noi che credevamo nella Bpvi»: «Il sito è inaffidabi­le, ci sono parti ancora in costruzion­e – sostiene - e nell’ultima modifica sono stati azzerati 4.300 profili. Il fatto che le iscrizioni siano ancora così poche riflette la scarsa fiducia che i risparmiat­ori hanno nello strumento».

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