Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Motivare i giovani, far emergere l’esperienza In azienda scatta l’alleanza tra generazioni
CITTADELLA (PADOVA) Ridurre le distanze tra le generazioni e i diversi modelli di business, per aiutare l’azienda a generare un vantaggio competitivo. È questa, in sintesi, la risposta alla domanda su cosa chiedono le aziende alle direzioni risorse umane nell’epoca della trasformazione digitale, lanciata ieri alla Sirmax di Cittadella in una tavola rotonda organizzata dall’Associazione italiana per la direzione del personale (Aidp). Il dibattito, introdotto dal padrone di casa Massimo Pavin, è partito dalla presentazione del quarta edizione del libro «Risorse umane. Persone, relazioni e valore», curato da Giovanni Costa e Martina Gianecchini, docenti di organizzazione aziendale all’Università di Padova. Ed è proprio il professor Costa a inquadrare l’argomento: «La direzione risorse umane è strumento tutt’altro che ancillare rispetto ad altri ruoli di vertice. Nelle aziende che governano filiere complesse sta emergendo il problema di integrare le risorse-chiave che non fanno parte del personale dipendente. Cioè di gestire situazioni diverse dal lavoro tradizionale».
Poi c’è il problema della retribuzione, che spesso in Veneto è inferiore rispetto a quello delle regioni confinanti. Costa riconosce che «l’aspetto economico è importante, ma da solo non risolve il problema di reclutare, trattenere e motivare i talenti, soprattutto quelli più giovani. Bisogna curare anche altri fattori come la crescita professionale e la possibilità di fare nuove esperienze». Nicola Gianese, Digital director di Stevanato Group, ha intenzione di raccogliere la sfida: «Stiamo cercando di seguire le inclinazioni delle nuove generazioni, che sono meno interessate ai processi e più attente a interpretare i dati. Il nostro obiettivo è dare loro i mezzi per lavorare nelle migliori condizioni possibili».
Trovare l’alchimia non è facile: «Il direttore delle risorse umane - spiega Gianese - favorisce l’ingresso di giovani con competenze più tecnologiche, moderne ed efficaci, che però si scontrano con una richiesta di sudditanza verso il personale più esperto: spesso si avverte una distanza tra il vecchio manager che si sente l’unico esperto sulla piazza e il giovane che vuole imporsi. Non sfruttare le nuove competenze portate dai giovani sarebbe un errore: l’alleanza tra le generazioni è fondamentale, perché quest’osmosi genera un’energia sociale straordinaria e amplifica le potenzialità dell’azienda».
Per Martina Gianecchini, lo studio evidenza anche che in azienda «bisogna superare il concetto di diversità e sostituirlo con quello di pluralità, nel senso che non c’è una cosa giusta e poi quella diversa dallo standard». Sullo sfondo c’è sempre la rivoluzione digitale: «Ma dobbiamo ricordarci che sul web c’è solo la superficie di chi abbiamo davanti ricorda Andrea Conchetto, direttore operativo di gruppo Carraro -. Siamo tutti people manager, e la comunicazione richiede anche il contatto fisico».
Giuseppe Viscovich, direttore finanziario di Carel Industries, testimonia che cambiare si può: «Il nostro processo di reingegnerizzazione ha aumentato l’efficienza dell’attività amministrativa, facendo salire da 15 mila a 25 mila il numero di protocolli gestiti da cinque dipendenti. In quest’ottica, il responsabile delle risorse umane può inoculare la propensione al cambiamento».
"Nicola Gianese Non sfruttare le nuove competenze è un errore L’osmosi tra le età crea un’energia straordinaria