Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Autonomia, vertice tra Renzi e Conte «Niente fretta» Il Pd veneto attacca
«Aiuta la Lega». Oggi summit di maggioranza
VENEZIA Aveva detto di voler vedere il premier, non nascondendo le sue perplessità sulla tenuta del governo («Dura? Non so...»), per discutere dell’autonomia, oltreché del Mes, della riforma della prescrizione, di Alitalia. E così ha fatto, Matteo Renzi. Il leader di Italia Viva ha incontrato ieri Giuseppe Conte insieme al deputato emiliano Luigi Marattin, che all’uscita dal vertice ha riassunto così la linea del partito fondato dall’ex premier: «Fino ad ora non siamo stati coinvolti e non abbiamo visto il testo della legge quadro. Un confronto politico non c’è mai stato, domani (oggi, ndr.) ci sarà una riunione di maggioranza, la prima a cui prenderemo parte e da lì inizierà un confronto. Non siamo abituati a discutere temi così complessi in poche ore, non siamo persone che affrontano questi argomenti con superficialità».
Una decisa tirata di freno, rispetto all’accelerazione che la riforma pareva aver avuto dopo il via libera all’unanimità da parte della Conferenza Stato-Regioni e l’annuncio del ministro degli Affari regionali Francesco Boccia sull’approdo della legge quadro in Consiglio dei ministri (la legge è stata effettivamente oggetto di un’informativa lunedì sera ma la discussione è rinviata al Consiglio dei ministri in agenda per domani). E difatti Marattin avverte: «Un confronto che inizia domani non può andare in Consiglio dei ministri dopodomani. Ed è fuori discussione che l’autonomia venga legata alla legge di bilancio, che ormai è in fase avanzata. La legge quadro è una buona soluzione, basta leggerla. Fino ad ora il confronto è stato fatto con le Regioni e non con le forze parlamentari, Conte si è detto d’accordo, ha considerato la nostra richiesta ragionevole».
L’appuntamento è dunque per questa mattina alle 10, al ministero degli Affari regionali, dove insieme a Boccia ci sarà il ministro per i Rapporti con il parlamento Federico D’Incà, esponente del Movimento Cinque Stelle. Nel frattempo il Pd del Veneto non nasconde la sua irritazione nei confronti dell’ex segretario, aggiuntosi alla folta schiera di quanti, per un motivo o per l’altro, si stanno mettendo di traverso alla riforma: «Purtroppo molti, invece di guardare all’impianto complessivo della riforma e al bene del Paese, hanno a cuore solo i loro piccoli interessi di parte - dice il deputato Roger De Menech -. È un vero peccato che Renzi non voglia raccogliere la sfida di modernizzazione offerta dall’autonomia, terreno su cui peraltro, grazie all’ottimo lavoro di Boccia, possiamo battere Salvini e la Lega».
D’accordo il capogruppo in Regione Stefano Fracasso, protagonista qualche giorno fa di un dibattito a Milano sul tema al fianco di Boccia e dei dem lombardi: «Ormai Renzi non perde occasione per differenziarsi, per smarcarsi. Che vuol dire “non abbiamo letto il testo”? Parliamo di tre pagine, disponibili per chiunque le voglia cercare, ne hanno scritto ampiamente i giornali... Così facendo Renzi e Italia Viva contribuiscono ad azzoppare una riforma che riporta l’autonomia nello spirito della Costituzione; allo stesso tempo alimentano la confusione e offrono nuovi argomenti alla Lega per la sua retorica contro il governo, contro Roma “nemica”».
E tra i dem c’è chi ricorda che Renzi da sempre ha un imprinting «centralista», emerso con forza quand’era premier, dalla riforma delle competenze delle Regioni all’abolizione delle Province, passando per l’accorpamento tra il Corpo forestale e i carabinieri. Insomma, nulla di nuovo sotto il sole.
Boccia, che dal principio ha detto di voler mantenere un atteggiamento gandhiano, pronto a porgere l’altra guancia, inizia a dare segni di insofferenza. Anche perché, probabilmente, si era preparato alla guerriglia da parte dei governatori leghisti - che invece si sono mostrati molto collaborativi - più che a quella degli alleati. «Le Regioni mi hanno dato un contributo importante perché hanno smussato le loro posizioni di partenza - ha detto ieri -. Io non ho mai chiesto di forzare, non violerei mai le regole. Se ci sono le condizioni e se c’è l’unanimità la legge quadro si porterà avanti secondo i meccanismi che decideranno tutti i gruppi parlamentari. L’informativa in Consiglio dei ministri è andata bene, domani (oggi, ndr.) ci sarà un vertice di maggioranza e definiremo la rotta. Non penso ci siano fibrillazioni sui contenuti. Per quanto mi riguarda dal 2 gennaio possiamo andare in parlamento». E chiude sui Livelli essenziali delle prestazioni, i Lep: «Nella commissione entrerà un componente per ogni Regione. Non farò partire devoluzioni senza i Lep».